Marchionne, ecco perché studiare serve

di Gennaro Pacilio

Sergio MarchionneTORINO. Sergio Marchionne, l’uomo della svolta dell’imprenditoria italiana, è la dimostrazione che lo studio alla lunga paga.

Tre lauree (economia, filosofia, legge), un Master in Business Administration (Mba), ne fanno sicuramente un uomo di cultura oltre che di un abile businessman. Una bella collezione di maglioni e poche cravatte nel guardaroba. Negli States lo hanno già etichettato come “l’uomo del pullover”.

Emigrante abruzzese in Canada a 14 anni, insieme al padre carabiniere, Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, può essere considerato come un vero e proprio caso di studio di elevato ritorno sull’investimento in istruzione. Conoscenza delle lingue, ne parla ben cinque, disponibilità a cambiare attività professionale, è stato commercialista, avvocato, fiscalista, supermanager, ma anche luogo di lavoro: Canada, Svizzera, Italia. E’ anticonformista non solo nel modo di vestire.

Tutte queste sono le principali caratteristiche del manager che ha posto le premesse per rovesciare il destino della Fiat: dal quasi fallimento, con i suoi titoli considerati “spazzatura” fino a poco tempo fa, al rilancio su scala mondiale, con lo sbarco prima in America e, tra qualche giorno in Germania e Inghilterra. L’apertura al cambiamento e il coraggio di cambiare, correndo i non pochi rischi di tutti i veri innovatori, trovano certamente una base negli studi compiuti da questo straordinario personaggio, che in occasione della laurea honoris causa in ingegneria gestionale conferitagli dal Politecnico di Torino giusto un anno fa, ha trovato il modo di citare nella sua lectio Popper, Newton, von Clausewitz, Hegel e Einstein. Autori tutti convergenti, secondo la lettura di Marchionne, nel sostenere il carattere rivoluzionario e altamente positivo dell’innovazione culturale in una società aperta.

Rivolgendosi agli studenti, l’amministratore delegato della Fiat ha fatto la seguente considerazione: Di solito si ritiene che la vita delle persone sia suddivisa in due momenti distinti. Quello della formazione e quello dell’attività lavorativa. Si crede che il primo periodo della vita serva a dare all’individuo quelle conoscenze sufficienti ad affrontare la fase successiva. Con l’idea che le nozioni apprese possano bastare a ricoprire ruoli e mansioni stabili nel tempo. Penso che una persona così si trovi del tutto disarmata di fronte ad un mondo che cambia alla velocità della luce.

Insomma, gli studi compiuti sono utilima devono preparare al cambiamento, al futuro, e non si deve mai smettere. Ecco le tre lauree e il continuo aggiornarsi che lo hanno proiettato nel futuro. Una lezione utile a tutti, giovani e meno giovani che si sentono appagati o che, spesso, considerano lo studio una perdita di tempo.

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