Mercantile Pinar: i 140 migranti sbarcano in Sicilia

di Angela Oliva

 PORTO EMPDOCLE (Agrigento). Si è finalmente sbloccata la situazione degli immigrati soccorsi dalla nave turca “Pinar” che sono sbarcati nell’agrigentino.

Giovedì scorso il barcone era stato trasbordato nel Canale di Sicilia e, dopo un braccio di ferro con Malta, l’Italia ha accettato di accogliere gli extracomunitari. A Porto Empedocle, infatti, è stata allestita una tendostruttura ed un piano socio sanitario della Protezione civile regionale dove i profughi, dopo essere stati assistiti e rifocillati, saranno successivamente trasferiti nel centro di prima accoglienza di Pian del Lago a Caltanissetta.

Intanto tra Italia e Malta c’è un rapporto teso, infatti, l’Italia sosteneva che la nave turca Pinar avrebbe dovuto sbarcare i clandestini a Malta, che è responsabile dei soccorsi nel Mediterraneo centrale. D’altro canto Malta asseriva che gli immigrati dovevano essere portati a Lampedusa che era il posto sicuro più vicino. Ma le fonti istituzionali assicurano che i rapporti tra i due paesi non sono incrinati: Malta è soddisfatta – afferma il ministro degli esteri de La Valletta Tonio Borgdella decisione italiana di accettare gli immigrati in questione. Non sento di dire che Malta ha vinto in questa vicenda, ma nel disguido sviluppato tra amici, nasce la voglia di continuare a discutere e di trovare soluzioni comuni per evitare incidenti come questi. Penso – conclude – che la decisione dell’ Italia di accettare gli immigrati è stata buona, visto che la situazione è degenerata in una crisi umanitaria”.

Anche il Ministro degli Interni Roberto Maroni ha minimizzato sull’accaduto affermando che “c’è stato un semplice disguido tra amici”. Anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha sottolineato l’importanza del gesto: “L’Italia si è fatta carico dei propri doveri umanitari non rinunciando a reclamare da parte dell’Unione europea una presa di posizione chiara perché non abbia a ripetersi più che il nostro Paese si faccia carico oltre che dei propri doveri umanitari anche di altre responsabilità che non gli competono”.

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