Veltroni: “Via i disonesti dal Pd”

di Antonio Taglialatela

Walter Veltroni ROMA. “Siamo un partito di gente perbene, per i disonesti non c’è posto”. Così tuona Walter Veltroni dal palco della direzione nazionale del Pd.

L’argomento è di quelli delicati, la “questione morale”, in particolare l’ondata di arresti che ha colpito il partito in Abruzzo, Campania e Basilicata. Tuttavia, il leader democratico, riferendosi al Pdl, rifiuta “le lezioni che vengono da chi ha nelle proprie fila indagati per mafia. Non possiamo accettare lezioni dal presidente del Consiglio che ha scelto di fronteggiare le sue vicende giudiziarie con una serie di legge ad personam”. E chiede alla magistratura “prudenza” sugli arresti anche perché non si può ignorare l’esistenza “di un meccanismo mediatico” che può “distruggere le persone”.

Poi affronta il tema delle alleanze e, dalle sue parole, si comprende che non ci pensa proprio, almeno per il momento, a scaricare Antonio Di Pietro, condizione posta dal Pdl per la riapertura del dialogo. Tra l’altro la mozione di Follini, che prevedeva proprio la rottura tra Pd e Idv, è stata bocciata dalla direzione, che ha invece approvato quasi all’unanimità la relazione di Veltroni. “Sento dire in questi giorni che dovremmo rompere con Di Pietro, ma io ho già detto tante volte che ci sono forme diverse di opposizione. L’ho fatto ad aprile, lo abbiamo fatto non aderendo alla manifestazione di piazza Navona e l’ho detto io stesso in una dichiarazione che ha aperto tutti quanti i giornali. Questo non significa che a livello locale non si possano trovare delle convergenze programmatiche”. “Vogliamo diventare il primo partito italiano – sottolinea Veltroni – ma in questo percorso costruiremo le necessarie alleanze politiche. Alleanze che dovranno essere fondate sull’innovazione e il cambiamento e dovranno essere affidabili alla prova della tenuta di governo”.

Ma prima delle alleanze bisogna trovare nel partito l’equilibrio interno, a fronte dei troppi litigi di cui è vittima. Su questo punto il segretario auspica un rinnovamento della classi dirigenti. “Il ricambio deve essere frequente. Bisogna creare le condizioni di un forte avvicendamento con una nuova generazione, per questo il Pd deve essere il partito dei circoli che sono il lievito democratico e civile dei territori”. Veltroni ammette che promuovere l’unità spetta innanzitutto al leader ma a questa responsabilità deve affiancarsi “la collaborazione da parte di tutti”.

Sui principali temi d’attualità, queste le proposte di Veltroni. Ambiente: “Avviare una rivoluzione verde per uscire dalla crisi con una lotta sistematica ai mutamenti climatici. Rottamazione del petrolio e investimenti sulle fonti rinnovabili”. Legge elettorale: reintroduzione del collegio uninominale sul modello francese e diritto di voto ai 16enni alle amministrative “perché oggi si smette di essere bambini e si diventa giovani prima”. Crisi economica: chiedere un contributo straordinario “a tutti quei manager che hanno un reddito che supera il milione di euro”.

Massimo D’AlemaTra i vari interventi, da registrare quello di Massimo D’Alema, per il quale il Pd è “un amalgama mal riuscito” e non dipende dalle vicende giudiziarie. “Ne fanno scoppiare una questione morale, ma la destra ha vicende giudiziarie di noi, tuttavia non si presenta come una forza colpita, perché appare aver risolto il problema del suo rapporto politico con la società italiana. Quindi le nostre difficoltà erano di carattere politico”. Per l’ex ministro degli Esteri ci sono le condizioni per un rilancio del partito e del suo profilo che si è appannato”, anche alla luce della votazione quasi unanime del testo di Veltroni.

Sulla collocazione europea del Pd, invece afferma: “Il Pd a livello europeo non può essere solo il tema se diventiamo socialisti o qualcos’altro. Dobbiamo costruire in Europa una coalizione di centrosinistra. E questo lo si fa con i Socialisti. Ci sono quindi le condizioni per formare un gruppo nuovo con i socialisti. Senza che noi entriamo nel gruppo socialista. Insomma ci deve essere un patto programmatico. Senza che la scelta vada caricata di valori identitari”.

Infine, sull’alleanza con Di Pietro, D’Alema (astenutosi sulla mozione Follini) commenta: “Non c’è dubbio che alla dipietrizzazione dell’opposizione ha corrisposto un rafforzamento della maggioranza di governo. Lo si può festeggiare, ma chi lo fa festeggia una condanna minoritaria”.

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