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Docenti precari: “La Gelmini vuole il fallimento della scuola”
CASERTA. Il Comitato dei docenti precari della provincia di Caserta continua la protesta contro i tagli attuati dal Ministro della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini.
Mentre il Comitato permanente dei Docenti Precari della provincia di Caserta continua le azioni di protesta contro una ormai chiara ed evidente manovra di soppressione del precariato della scuola, si inizia a percepire da diverse parti della regione Campania (e forse da tutta lItalia) un mormorio di monito al Ministro Gelmini che, probabilmente, con il suo progetto intende realizzare il fallimento della Scuola Pubblica Italiana. Purtroppo, il caro Ministro dovrebbe smetterla di comportarsi come Alice nel paese delle meraviglie ed avere il coraggio di prendere coscienza delle diversità sociali e culturali che differenziano le regioni italiane; differenze che sono ancora più evidenti se confrontiamo le regioni del nord con quelle del sud. A tal proposito, si riporta un comunicato letto di recente: Como, 21 settembre: In una classe di prima elementare di Albate (Como), si alterneranno nove maestre; a Marettimo (Trapani) nessuno ha accettato la cattedra. Il caso di Como e’ stato segnalato al Provveditorato e la preside è stata convocata dal provveditore per spiegare l’organizzazione delle lezioni nell’istituto. A Marettino, isola delle Egadi, i genitori protestano perché non sono stati trovati due insegnanti disposti ad accettare la cattedra. Domani manderanno i figli a scuola della vicina Favignana. Questo avvalora la necessità concreta di tenere in debita considerazione i reali e i differenti fabbisogni dei bambini e delle famiglie di tutte le aree della nostra penisola; necessità ed esigenze che rivengono, non solo da culture ed abitudini di vita completamente diverse, ma che sono la naturale conseguenza di storie millenarie di politiche di sviluppo (in alcuni casi) o di disastri sociali (in altri casi). Oggi, sarebbe una vera follia voler improvvisamente cambiare tutto un sistema che, contrariamente alla riforma Gentile, non tenga in considerazione le differenti realtà socio-economiche della nostra società.
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