Pizza (Dc): “Rinunciamo al rinvio delle elezioni”

di Antonio Taglialatela

Giuseppe PizzaROMA. “Ho appena comunicato agli alleati la decisione del mio partito di non chiedere il rinvio delle elezioni”. Con queste parole, poco dopo le 17 di giovedì, il segretario della Dc, Giuseppe Pizza, ha posto fine ai timori sul rinvio delle elezioni politiche dopo la riammissione del suo partito da parte del Consiglio di Stato.

Quelle di prima erano state ore convulse. Prima il suo intervento a Radio 24, dove parlava di essere disponibile a rinunciare a richiedere il rinvio del voto, poi la precisazione in una nota stampa: “Ho solo dichiarato che la Dc per senso di responsabilità e rispetto delle istituzioni dello Stato potrebbe decidere di rinunciare alla legittima richiesta di rinvio del voto facendo una campagna elettorale che, in soli dieci giorni, non può essere che di testimonianza. Ma non rinunciamo alla presenza del nostro simbolo sulle schede elettorali”. Nel primo pomeriggio, poi, un’ulteriore intervento: “Ho dovuto prendere atto che tutte le forze politiche erano contrarie al rinvio e anche che il mandato costituzionale prevede le elezioni entro il settantesimo giorno”. Fino ad arrivare all’incontro con il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, a Palazzo Grazioli, al termine del quale ha spazzato via ogni dubbio: “Sono convinto che si voterà il 13 e 14 aprile, noi per senso di responsabilità istituzionale e dello Stato ci accontentiamo di fare una campagna elettorale di una settimana. I problemi tecnici, che i nostri avvocati stanno discutendo con i funzionari del ministero dell’Interno, sono superabili”. La Dc, dunque, accetta di limitare la propria campagna elettorale a 15 giorni, invece dei 30 previsti dalla normativa. Pizza ha inoltre annunciato che il suo partito sarà con il Pdl in 14 regioni: Lazio, Umbria, Campania, Sicilia, Sardegna, Toscana, Puglia, Abruzzo, Molise, Lombardia, Liguria, Calabria, Emilia Romagna, Basilicata. Resta, però, il problema delle schede elettorali. Infatti, a parte quelle delle circoscrizioni estere dove la Dc non si presenterà, ci sono circa 10mila italiani temporaneamente all’estero che devono votare per corrispondenza nel collegio di residenza. “Questo è un problema del Ministero dell’Interno e dei tecnici dell’Ufficio elettorale. – risponde Pizza – D’altra parte sono loro che si sono incaponiti fino in fondo nel tenerci fuori nonostante le sentenze della magistratura”.

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