Anche i generi di prima necessità proibitivi

di Redazione

 Oggi andare a fare la spesa è una missione difficile, devi fare attenzione a ciò che prendi dagli scaffali e metti nel carrello. Alle casse, io le chiamo le “frontiere”, c’è sempre la sorpresa dietro l’angolo.

Per non incombere in situazioni spiacevoli è molto meglio partire da casa con la lista degli acquisti da fare. Ieri mia moglie mi ha chiesto di andare a fare la spesa, senza lista in mano, solo con qualche suggerimento delle cose da prendere. Mi sono abbattuto nella giungla del supermercato. Ad ogni scaffale prelevavo il necessario, consapevole che il superfluo non era possibile comprarlo. Mi sono limitato a fare il cliente modello, anche se mi sarebbe piaciuto comprare tanta roba ho preso lo stretto necessario.

Alla frontiera pago il dazio, prendo la mia unica busta piena di alimenti, e mi accorgo che quello che avevo in mano era molto meno di quello che avevo messo nelle mani della cassiera. Quella misera busta, per giunta di plastica, mi era costata 120 euro. Una volta a casa mi guardo lo scontrino e mi rendo conto del risultato. La pasta di una nota marca costa oggi 1,60 euro al chilo, che tradotti nel vecchio conio risulterebbero all’incirca 3.200 lire. Un pacco di merendine 3.500 lire, una bottiglia d’olio 8.000 lire, un litro di latte che ho preso senza guardare le caratteristiche 3.000 lire. In poche parole mi sono reso conto che tutto costava caro, in effetti erano beni che ogni famiglia consuma ogni giorno, di superfluo c’erano solo delle merendine per i ragazzi.

A questo punto ho tratto la mia conclusione: oggi è impossibile vivere, poiché i prezzi aumentano violentemente in continuazione, quello che compri il giorno prima ad un prezzo, dopo una settimana subisce ulteriori aumenti. Soltanto che, come me, credo quasi tutti i cittadini non si rendono conto che se ai tempi della lira ci avessero presentato un chilo di pasta a 3200 lire ci saremmo fatti passare per pazzi. Oggi non reagiamo, compriamo e paghiamo tutto il triplo di quello che costava con la lira. Questo avviene quasi per tutto. Infatti le bollette energetiche impazziscono, oggi in una abitazione media arrivano bollette elettriche e gas che solo a guardarle svieni.

Eppure, se facciamo il raffronto con il rapporto euro-lira, se prima si pagava 200 mila lire oggi arrivano 250 euro, che rapportati alla lira sono 500 mila lire che oggi, invece, paghiamo senza protestare. Concludo con una semplice osservazione: il potere d’acquisto per le famiglie è inesistente, quello che si guadagna va via sistematicamente per mangiare e pagare le bollette, e il popolo italiano non accenna ad una benché minima reazione. Che so, fare uno sciopero degli acquisti per intere settimane mettendo in ginocchio chi ha giocato sugli aumenti, non fare più telefonate sia dai fissi che dai cellulari arrecando danni enormi alle compagnie telefoniche, staccare i contatori Enel tenendoli accesi solo per le esigenze primarie, mettere le auto in garage e non prenderle penalizzando le compagnie petrolifere, bloccare le assicurazioni per mesi mettendo in difficoltà le compagnie. Se non ci sono i consumi non c’è guadagno, se questi grandi gruppi non guadagnano si troveranno in difficoltà e dovranno inevitabilmente fare marcia indietro. Le forme democratiche di protesta ci sono, soltanto che il popolo solo all’ultimo minuto tende a reagire.

In questi giorni di campagna elettorale si sentono fantomatiche proposte che hanno dell’assurdo. Veltroni vuole dare 400 euro all’anno ai pensionati e 600 euro alle famiglie meno ambienti. Queste cifre, tradotte mensilmente, sono 33 euro al mese per i pensionati e 50 euro per le famiglie. Berlusconi, poi, vuole detassare gli straordinari. Mi viene da ridere. Tutto ciò che viene promesso è una goccia nell’oceano che fa sprecare tanti miliardi all’Italia ma non risolve il problema. È utile riportare sul mercato i prezzi dei prodotti di prima necessità al rapporto con la lira, se un chilo di pasta costava 700 lire oggi deve costare al massimo 40 centesimi. In Italia c’è stata tanta gente che ci ha giocato con l’euro, condannando il Paese alla povertà a favore dell’arricchimento dei loro portafogli.

L’euro è la nostra condanna, ma adesso c’è e, a malincuore, dobbiamo tenercelo, ma bisogna trovare le soluzioni certe per superare il dramma. Anche se siamo in un libero mercato e i prezzi non possono essere toccati, bisogna fare un’eccezione ed intervenire ugualmente, dando speranza ai tanti cittadini adirati, altrimenti ho ragione io a dire che l’euro ci farà morire di fame.

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