La “Casta” del contributo ai partiti

di Redazione

 Con un referendum gli italiani decisero di abolire il finanziamento pubblico ai partiti. Come spesso succede, però. i referendum servono soltanto per spendere denaro pubblico.

La “Casta”, il giorno dopo, fa una legge e si riprende quello che il popolo decide di non dargli più. Ciò avvenne all’indomani del terremoto di tangentopoli quando finirono sotto inchiesta tanti esponenti dell’allora Democrazia Cristiana e del Partito Socialista, persone che per anni avevano tenuto in mano le sorti dell’Italia. Come allora, anche oggi ai partiti servono soldi per le campagne elettorali, per le proprie segreterie. Soldi che, da qualche parte, devono uscire. La politica è diventata una lobby economica che decurta il sudore dei contribuenti attraverso qualsiasi formula consentita dalle leggi vigenti, soltanto che chi emana quelle stesse leggi sono proprio i partiti, e guarda caso le fanno sempre e soltanto ‘a misura’. Nessun titolare di un’impresa o un cittadino può alzarsi la mattina e dire: mi faccio una legge per prendermi dei soldi dallo Stato. Perché ai politici è invece consentito? Così è accaduto anche per il contributo ai partiti: fu emanata la legge che elargiva un contributo elettorale, stabilendo che per ogni voto veniva corrisposto un compenso di 1 euro – valore attuale. Ma come! Non si era fatto un referendum per abolire qualsiasi finanziamento ai partiti? Anche questo è un fattore che ha messo in movimento la nascita di nuovi ‘cespugli politici’, proprio perché c’è la possibilità di attingere denaro, senza contare il contributo all’editoria con la creazione di giornali di partito. Soldi che se fossero spesi per i cittadini sicuramente darebbero maggiori benefici. Ancora una volta il cittadino non può fare niente, un altro referendum a cosa servirebbe? Il giorno dopo tutto ritornerebbe al punto di partenza, in Parlamento farebbero un”altra legge per riprendersi quello che il popolo non vuole dargli. Il cittadino deve solo aspettare che qualche briciola cada anche nel suo piatto, ormai vuoto. E sì, se c’è da dare qualcosa al popolo vengono fatte battaglie estenuanti tra governi e sindacati, per una miseria che, al massimo, arriva a 100 euro e non serve a nulla. Agli italiani, tra l’altro, andrebbe spiegato perché gli stipendi dei politici arrivano per i deputati della Camera quasi a 15mila euro mensili e 17mila mila euro mensili per i senatori. Perché ci costano così tanto? Perché un operaio deve guadagnare 900, al massimo 1100 euro al mese? Perché c’è questo divario così ampio tra un politico e un operaio? Se ci costano così tanto perché non aboliscono il contributo elettorale, e si basano su quello che guadagnano i parlamentari per mantenere i loro partiti. Questi sono i ‘numeri’, adesso risolvete il problema, il compito assegnato deve essere portato a termine prima del voto!

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