Belgrado, attacco all”ambasciata Usa: un morto e 70 feriti

di Antonio Taglialatela

lBELGRADO. 200mila persone sono scese in piazza a Belgrado per manifestare contro l’indipendenza del Kosovo. Centinaia di estremisti, armati di bastoni e spranghe di ferro, al termine dei comizi hanno attaccato l’ambasciata americana.

La sede diplomatica era temporaneamente chiusa dopo che in settimana era già stata oggetto di lanci di pietre. Non era quindi sorvegliata dalla polizia. Il gruppo di “ultrà”, una volta entrato, ha distrutto porte e finestre, staccato lo stemma dell’ambasciata e appiccato il fuoco, avendo anche il tempo di esporre dai balconi dell’ambasciata una bandiera serba. Fin all’arrivo di circa 200 poliziotti in tenuta antisommossa che hanno fatto sgomberare la folla, picchiato e arrestato alcuni manifestanti. Alla fine della serata si sono registrati 70 feriti (tra cui 15 poliziotti) e un morto, il cui cadavere è stato ritrovato carbonizzato all’interno dell’ambasciata. Si tratta di un manifestante rimasto intrappolato tra le fiamme, dal momento che non c’era alcun membro del personale americano durante l’assalto. Nel mirino del manifestanti anche le ambasciate di altri paesi favorevoli all’indipendenza del Kosovo (Belgio, Bosnia, Canada, Croazia e Turchia), la sede di un tribunale dell’Onu a Kosovska Mitrovica (raggiunta da un ordigno esplosivo, nessun morto ma danni all’edificio), una filiale della banca Unicredit, due ristoranti McDonald’s.

il maxiraduno contro lDura la condanna del governo serbo, che prende le distanze dagli attacchi e afferma di voler portare avanti un atteggiamento pacifico sulla questione kosovara. “Degli atti deplorevoli commessi da estremisti”, così commenta il ministro degli Esteri serbo, Vuk Jeremic, il primo ad intervenire dopo gli episodi di violenza. Un appello è poi giunto dal presidente serbo Boris Tadic, impegnato in Romania per una visita di Stato: “Faccio appello ai cittadini affinché protestino in modo pacifico. Vorrei che tutti quelli che hanno partecipato agli scontri si ritirassero dalle strade e smettessero di attaccare ambasciate straniere”, ha detto Tadic. Al maxiraduno in piazza, dinanzi alla sede storica dell’ex parlamento jugoslavo, è salito sul palco il primo ministro Vojislav Kostunica: “Kosovo è il primo nome della Serbia appartiene alla Serbia e al popolo serbo. Così è stato e sarà sempre”, ha detto il premier tra le grida della folla che scandiva slogan come “Russia, Russia”. Secondo fonti governative, i manifestanti erano addirittura 500mila. “La Serbia non è sola nella battaglia per la difesa della sua sovranità sul Kosovo – ha proseguito Kostunica – la Russia e il presidente Putin sono con noi. Non dimenticheremo mai la solidarietà di Mosca né quella di tutti i Paesi che ci hanno sostenuto”. Il primo ministro, che aveva accanto leader politici, intellettuali, artisti come il regista Emir Kusturica e il campione di basket Dejan Bodiroga (dirigente della Lottomatica Roma), si è scagliato contro le potenze occidentali: “Ci vogliono umiliare. Belgrado ha rispettato tutti i suoi impegni internazionali. Non ci arrenderemo”.

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