Mastella conferma dimissioni…e ora apre i giochi

di Antonio Taglialatela

Clemente Mastella ROMA. Clemente Mastella conferma le dimissioni da ministro della Giustizia e garantisce l’appoggio esterno dell’Udeur al governo di Romano Prodi.

Quest’ultimo ha assunto ad interim la carica di Guardasigilli, fino alla designazione del successore. La prima decisione di Mastella è una certezza, la seconda, ossia la “garanzia” di restare nell’Unione, potrebbe lasciare il tempo che trova, vista la corte sfrenata che il centrodestra sta già facendo all’ex Guardasigilli. A testimoniarlo i calorosi “applausi di solidarietà” ieri nell’aula della Camera, da parte di entrambi gli schieramenti parlamentari (la cosiddetta “Casta”, quando gli si tocca il “pane quotidiano”, dimentica tutte le beghe politiche e si raccoglie in un sol coro: ieri tutto contro la magistratura), senza dimenticare “l’abbraccio” con Casini, la “condanna” di Berlusconi verso la magistratura (e lui di magistrati ne sa qualcosa…), che stavolta ha toccato una sua vecchia conoscenza, quel Clemente che nel 1998 lasciò il centrodestra, entrò nell’Ulivo e con i suoi voti consentì al primo ex comunista della storia (Massimo D’Alema, n.d.r.) di diventare presidente del Consiglio. Tuttavia, Prodi & company restano allerta, sanno benissimo che don Clemente da Ceppaloni (quello che, da quando è diventato ministro, ha minacciato ogni giorno le dimissioni e l’uscita dal governo…finalmente per una volta ha “mantenuto”) oggi come oggi, non avendo ormai più nulla da perdere, può far cadere il governo. Il centrodestra parla di “pre-crisi”, in realtà il governo Prodi è sin dal suo insediamento (e forse addirittura dalla fase embrionale) in “piena crisi”. Finora, pur non avendo una vera maggioranza al Senato, il Mortadella se l’è cavata, vuoi per il contributo dei senatori a vita, vuoi per le “spallate” fallite del Cavaliere, ma ora, con il “dramma familiare” in casa Mastella, il rischio di andare a casa è altissimo. Insomma, nel bene e nel male, Clemente è sempre determinante e, da buon campano, rispettando il detto “Ca nisciuno è fesso”, ha già le “opzioni” per far calmare le acque (tanto pure quest’altra inchiesta, si sa, finirà a “bolla di sapone”) e rientrare alla grande. Deve solo scegliere: restare con Prodi accettando qualche “garanzia” (in particolare, l’approvazione di una legge elettorale che gli consenta di non far morire il suo piccolo Udeur e avere “collegi blindati”) oppure saltare la staccionata e prendere qualche ministero dal suo vecchio amico Silvio. Ci sarebbero anche delle “varianti” ma, nel caso, sarà lui stesso a farcele ammirare. Il “croupier” di Ceppaloni apre il gioco…

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