Il Senato boccia Prodi: cade il governo. Il premier si dimette

di Redazione

Romano ProdiROMA. E’ caduto il governo di Romano Prodi. Alle ore 20.37, appena terminata la votazione, il Senato ha bocciato la fiducia all’esecutivo. Il risultato è stato di 161 ‘no’ contro 156 ‘si’. Votanti 318.

Il premier si è recato al Quirinale e ha rassegnato le dimissioni nelle mani del presidente Giorgio Napolitano, il quale domani pomeriggio avvierà le consultazioni con i presidenti di Camera e Senato.

Cinque i sì al governo dai senatori a vita:Ciampi, Colombo, Cossiga, Levi Montalcini e Scalfaro, assenti invece Giulio Andreotti e Sergio Pininfarina. Assente anche il senatore italo-argentino Pallaro.Oltre ai senatori del centrodestra, contro il governo hanno votato “no” gli uderrini Clemente Mastella e Tommaso Barbato, il dissidente della Sinistra Franco Turigliatto, il liberaldemocratico Lamberto Dinie l”ex Margherita ed ex An Domenico Fisichella(alla seconda “chiama”). Il liberaldemocratico Giuseppe Scalera si è astenuto.

Nessuna novità particolare rispetto alle previsioni, tranne il ‘si’ del senatore dell’Udeur Nuccio Cusumano, il quale è stato aggredito verbalmente in Aula e accusato di “tradimento” dall’altro senatore mastelliano Tommaso Barbato.

Appena il presidente Franco Marini ha ufficializzato l’esito della votazione dai banchi di An i senatori Gramazio e Strano hanno aperto due bottiglie di champagne, lanciando un tappo sugli scranni del governo. Marini li ha richiamati: “Non siamo in un’osteria”. Lunghi applausi del centrodestra, mentre i senatori del centrosinistra sono usciti dall’Aula in silenzio.

“Ora si va dritti a votare”, esclama il leader di An Gianfranco Fini che ha seguito il voto a Palazzo Madama dal maxischermo allestito dal suo partito a Largo Goldoni, tra coriandoli, sventolio di bandiere alleanzine e cori. An è poi sfilata per via del Corso, capitanata da Gianni Alemanno, cantando l’inno nazionale.

Escludendo ogni ipotesi di “manovre di palazzo” e di governo tecnico, Silvio Berlusconi ha sottolineato: “Ora bisogna andare al voto. Diremo cosa intendiamo fare al governo nei primi cento giorni. Vogliamo avere una grande maggioranza a Camera e Senato capace di trasformare in legge i provvedimenti”. “Pensavo che Prodi avesse qualche carta coperta, due o tre senatori a favore del governo. Questo non è successo. – ha poi commentato il Cavaliere – Quindi non mi spiego come il presidente del Consiglio si sia sottoposto ad una mezza giornata di critiche e di polemiche, che per lui non deve essere stata certo felice”.

Francesco Storace de La Destra ha addirittura detto di voler “già avvisare le tipografie per la campagna elettorale”.

Il leader dei Comunisti Italiani, Oliviero Diliberto, afferma: “Siamo stati purtroppo buoni profeti. Il governo cade da destra per mano delle defezioni di Mastella e Dini, dietro pressione dei poteri forti. Ma non può sottacersi che una delle cause delle cadute del governo è stata la scelta del Pd, che aveva dichiarato conclusa fin d”ora l”esperienza della nostra alleanza”. “Ringraziamo Romano Prodi – ha concluso Diliberto – e ci dichiariamo indisponibili a qualunque soluzione che snaturi la nostra coalizione. Nessun governo istituzionale, tecnico, di larghe intese o di altra natura ma elezioni anticipate immediate”.

Al contrario, invece, per il segretario del Pd, Walter Veltroni, “bisogna evitare elezioni anticipate”. “Il Paese – ha continuato – ha visto chi è coerente e chi non lo è. Affidiamo ora al presidente della Repubblica e alla sua saggezza la ricerca di una soluzione. Si vedrà in questi giorni il senso di responsabilità dei protagonisti della vita politica italiana”.

Anche dal centrodestra, rispetto a Berlusconi e Fini, il leader dell”Udc Pierferdinando Casini invita a procedere prima alle riforme: “Le contraddizioni emerse nel centrosinistra e l’impegno coerente dell’opposizione in Parlamento hanno portato alla fine di un governo inviso alla maggior parte degli italiani. Adesso è necessario non sbagliare per evitare di trasformare le speranze in nuove delusioni”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Lamberto Dini: “Si è assistito a un”inutile prova muscolare che doveva essere evitata, ora, non si facciano altri errori. Si lavori, da subito, responsabilmente, per aprire una fase nuova che non faccia precipitare il paese verso le elezioni, seguendo il percorso di un governo istituzionale che affronti rapidamente poche, fondamentali riforme, tra le quali appare fondamentale quella legge elettorale indispensabile per garantire governi stabili ed efficaci”.

“Ora Napolitano dimostri di essere davvero il presidente di tutti – dice il leghista Roberto Calderoliperché le elezioni non le chiedono soltanto le forze politiche ma le chiede il popolo, anche quella parte del popolo che, sbagliando, a suo tempo, ha votato per l”ex maggioranza. E se non si dimostrerà tale e si comporterà diversamente allora non potrò che rispondere all’appello lanciato ieri da Bossi con un: obbedisco!”.

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