Dare una svolta alla Campania cambiando mentalità

di Redazione

Innanzitutto bisogna fare un distinguo tra i cittadini e la classe politica. I cittadini hanno il diritto di protestare per porre fine ad uno scempio, i politici devono trovare le soluzioni più idonee per i rifiuti su un territorio martoriato da decenni di “emergenze”.

Questo è il primo punto di una tragedia annunciata da tempo, ma mai presa in seria considerazione. La colpa? La colpa è mista, tra politici e cittadini, i primi perché non hanno fatto nulla purché venisse fatta una seria politica sui rifiuti in Campania, i secondi perché non hanno saputo, ed erano in dovere di farlo, vigilare su quello che la classe politica stava facendo, visto che le emergenze ci sono da decenni. Nessuno ha mai punito i politici campana per lo scempio arrecato. Sempre gli stessi uomini politici sono stati demandati a gestire le sorti di una situazione che ha trovato nei rifiuti una macchina mangia soldi. I cittadini cosa hanno fatto per impedire tutto ciò? Nulla. Sono rimasti alla finestra ad aspettare che tutto si trasformasse in tragedia. Oggi tutti sono bravi a fare commenti e a tirar fuori soluzioni. Quei “tutti” sono gli stessi che, in silenzio, hanno atteso la catastrofe, ora sono talmente bravi che hanno la soluzione a portata di mano, andando a cercare le strade più lunghe poiché la soluzione più semplice sembra non esserci. Diceva un amico emigrato a Milano: “Manco dalla Campania da due anni, non ho nostalgia, e non mi viene voglia di tornarci. Se sono qui è perché dalle mie parti non ho trovato mai lavoro, nello stesso tempo non c’è stata mai vivibilità. Qui ho garantito a me ed ai miei figli una vita migliore, lontano da tutto quello che in campania è diventato abitudine. Convivere non la munnezza, con la camorra, con una classe politica inefficiente, sembra essere tutto normale e corretto. Quello che sento e vedo in tv in questi giorni è la riprova di quello che sto dicendo: ho lascito la campania 15 anni fa che stava male, la ritrovo dopo quindici anni allo stesso punto in cui l’ho lasciata”. Mi domando: la colpa di chi è? Qualcuno è pur responsabile di tutto ciò, eppure non esce fuori il colpevole. Forse il silenzio è l’unica soluzione per mettere a tacere tutte le responsabilità che vanno attribuite a tutta la classe politica che da quindici anni produce una politica orientata solamente alla crescita degli interessi dei partiti e dei politici, ma nulla ha prodotto per dare alla Campania il ruolo che gli spetta veramente in Italia.

C’è solo un modo per uscirne: cambiare mentalità. Si, la mentalità negativa che ogni cittadino ha assorbito in tutti questi anni.Se c’è la volontà di cambiare le cose, le cose cambiano, se la volontà è sopraffatta dall’arte dell’arrangiarsi il cambiamento non arriverà mai. I responsabili di questa tragedia ci sono, ma fanno finta di niente perché per loro è tutto normale. La dignità di chi dovrebbe lasciare viene surrogata dall’arroganza di ammettere le proprie responsabilità, ma non avere l’intenzione di lasciare. Dando la possibilità a menti nuove di prendere in mano una regione e guidarla verso un futuro che gli possa concedere il ruolo che gli spetta.

Bisogna ricominciare tutto da capo, per farlo bisogna lasciare fuori dai giochi la vecchia classe politica, che ha causato un disastro che le future generazioni pagheranno con la propria salute. Dare spazio ai giovani, unica fonte che può rimettere in movimento una terra che è ferma dal dopoguerra. Per farlo occorre mettere in sordina tutti coloro che in quindici anni hanno partecipato a produrre questo misfatto, mettendo la vergogna sui volti rassegnati di un popolo pieno di risorse e di gente onesta, “la disonestà appartiene a pochi individui”. Più del 90% del popolo campano è composto solo ed esclusivamente da gente che ha voglia di lavorare, ma nessuno li ha mai messi in condizione di lavorare.

La camorra, la munnezza, il sottosviluppo, è stato creato da altri, i cittadini della Campania sono stati costretti a dover abituarsi a conviverci, perché nessuna legge gli ha mai garantito una vita simile a quella dei cittadini del nord Italia, dove la camorra, la munnezza e il sottosviluppo, non esistono. Se non esistono al nord, da oggi non devono esistere nemmeno più in Campania.

La Campania ha lo stesso diritto delle altre regioni a vivere con un lavoro sicuro, in piena legalità, e con un’economia fiorente. Ciò si può ottenere sfruttando tutte le risorse territoriali a disposizione, mettendo in primo piano il turismo come fonte economica di questa terra. Per ottenere il pieno sviluppo bisogna ripristinare la legalità, dando le garanzie necessarie a chi vuole investire in campania di non trovarsi la criminalità come ostacolo primario da superare.

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