Dissociatore Molecolare, rispondiamo alla mail dell”ingegner Fumo

di Redazione

dissociatore molecolareHo ricevuto l’e-mail che di seguito riporto integralmente. Ritengo che, per l’importanza degli argomenti trattati, sia più corretto rispondere pubblicamente, invece che in privato.

Voglio precisare che il compito di chi fa “informazione”, lo so che, ormai, a qualcuno può suonare strano, è quello di documentarsi prima di informare gli altri.

Sta, poi, nella correttezza ed onestà intellettuale d’ogni buon operatore dell’informazione, documentarsi attingendo a più fonti, confrontando i dati, leggendo bene quello che si scrive prima di pubblicarlo, evitare le trappole tese da chi ha interesse a che le cose rimangano esattamente come sono, chiedendo il parere ad esimi esperti (accertandosi nei limiti del possibile che siano indipendenti e liberi da ogni legame passato e presente con i “potentati” politici ed economici). È esattamente quello che ho fatto.

Mi sono documentato, attingendo ad internet, a tomi pesanti o volumetti più leggeri, ad esperti d’ogni provenienza culturale e politica, leggendo e rileggendo quel che autorevoli giornali hanno nel corso degli anni pubblicato. Spero, perciò, di essere stato esaustivo riportando lo stato dell’arte della “Dissociazione molecolare”.

Termine che, rammento ai distratti, è stato coniato da un esponente dei verdi toscani, per evitare i pregiudizi che, per varie ragioni che non sto qui ad illustrare, potevano creare problemi con le popolazioni e con le amministrazioni dei comuni interessati alla costruzione di tali impianti.

Non è il nome quello che conta, è il risultato finale: eliminare il problema dei rifiuti senza arrecare il minimo danno alla popolazione ed all’ambiente.

“Per Ugo Persice Pisanti.

Vorrei che qualche “esperto” mi spiegasse che fine fanno i metalli, specie quelli a basso punto di fusionee d’evaporazione. Uno dei problemi più grossi nel trattamento dei rifiuti “tal quale” per trasformazione termica a diverse temperature, dai 400°C in su, è la presenza dei vapori di varie tipologie di metalli che si ritrovano nei prodotti di combustione: tali vapori a contatto con l”atmosfera condensano e solidificano formando microparticelle che rimangono nell”aria e poi vengono respirate.

Pertanto tutti i sistemi di trattamento termico dei rifiuti prevedono una separazione degli umidi e degli organici, sempre se con questo si intenda tutto ciò che sia a base di carbonio ed ossigeno (plastica, carta, scarti di vegetazione, deiezioni animali ed umane, etc.) dalle sostanze contenenti metalli.

Molto spesso tali metalli sono presenti negli imballaggi a base di plastica e di carta (sacchetti di patatine, buste del caffé etc.) e quindi vanno separati in appositi impianti. Pertanto i rifiuti vanno comunque selezionati negli impianti tipo CDR e poi una parte degli stessi “termovalorizzati” o per come si gradisce “dissociati molecolarmente”.

Vorrei conoscere anche l”ipotetico “loco” in cui collocare un tale delizioso Dissociatore Molecolare. Ricordiamo che la zona ASI Aversa Nord è già messa molto male con le due centrali elettriche Turbogas ed il futuro impianto per il termotrattamento di tutti i fanghi industriali dell”intera Regione Campania (e le emissioni di queste due centrali ricadono ampiamente anche su Aversa !).

Pertanto credo che un argomento di tale portata vada affrontato non tanto con l”elencazione di dati presi da fonti Internet e riportati solo considerandone i vantaggi, ma con quanto è dimostrabile solo da chi studia da anni tali problemi!

Saluti. Ing. Enzo Fumo”.

Esimio Ing. Fumo,

Lei afferma: “Uno dei problemi più grossi nel trattamento dei rifiuti “tal quale” per trasformazione termica a diverse temperature, dai 400°C in su…”

Speravo di essere stato chiaro. Nell’articolo dal titolo “Emergenza rifiuti, la soluzione è il Dissociatore Molecolare”, pubblicato da Pupia il 24/11/2007, testualmente è riportata la seguente frase: “Il dissociatore molecolare raggiunge una temperatura d’esercizio inferiore ai quattrocento gradi”.

Lei poi scrive: “Uno dei problemi più grossi …la presenza dei vapori di varie tipologie di metalli che si ritrovano nei prodotti di combustione…”.

Anche in questo caso speravo di essere stato chiaro: durante il processo di dissociazione molecolare non vi sono emissioni in atmosfera perché si tratta di processi di trasformazione realizzati in ambienti sigillati. Il SynGas, prodotto dalla dissociazione molecolare, può contenere alcuni prodotti secondari quali HCl, H2S, NH3 che possono essere facilmente abbattuti con appositi sistemi di filtraggio.

Altra sua domanda: “Vorrei che qualche “esperto” mi spiegasse che fine fanno i metalli, specie quelli a basso punto di fusionee d’evaporazione.

Sorvolando sulle virgolette, che faccio finta di non vedere perché non sono “esperto di rifiuti, ma solo un operatore dell’informazione che fa da tramite tra i veri esperti ed il pubblico e precisando, inoltre, che non potrebbe interessarmi di meno polemizzare con chicchessia su argomenti così tragici, Le rispondo subito: le basse temperature del processo di dissociazione molecolare non sono normalmente sufficienti a far evaporare i metalli.

La gran parte delle sostanze metalliche a 400°C non raggiungono neppure il loro punto di fusione rimanendo praticamente inalterati dopo il processo, per essere riciclati. Facciamo qualche esempio: Ferro: Fusione 1535, Evaporazione 3000; Alluminio: Fusione 660, Evaporazione 2450; Piombo: Fusione 327, Evaporazione 1740; Stagno: Fusione 231, Evaporazione 2270; Cadmio: Fusione 320, Evaporazione 765; Mercurio: Fusione -39, Evaporazione 357.

Altro punto da chiarire: “…tutti i sistemi di trattamento termico dei rifiuti prevedono una separazione degli umidi e degli organici, sempre se con questo si intenda tutto ciò che sia a base di carbonio ed ossigeno (plastica, carta , scarti di vegetazione ,deiezioni animali ed umane, etc. ) dalle sostanze contenenti metalli”. Risposta: Il sistema è in grado di trattare qualunque tipologia di materiale organico: dai rifiuti solidi urbani indifferenziati alla frazione organica da rifiuti urbani, dalla biomassa ai materiali residui da confezionamento, dai rifiuti industriali agli scarti agricoli, dai pneumatici alle plastiche, dai rifiuti ospedalieri agli scarti della macellazione.

A differenza degli altri sistemi, non è necessaria nessuna selezione o macinazione preventiva del materiale in ingresso. I rifiuti possono essere inseriti macinati, sfusi, in balle, su pallets. Penso possa bastare.

Ultima domanda: “Vorrei conoscere anche l”ipotetico “loco” in cui collocare un tale delizioso Dissociatore Molecolare”.

Non vorrei offendere l’intelligenza dei lettori, ma sono costretto a rispondere con una frase ovvia: non spetta a me decidere queste collocazioni. Posso solo riportare alcuni dati forniti dalla ditta costruttrice e che sono liberamente consultabili da tutti. Le Celle di dissociazione molecolare sono la componente base del sistema nel quale pirolisi, termolisi e gassificazione convertono la carica organica in un gas sintetico e in cenere inerte. Le celle base sono modulari. Alcuni impianti funzionano regolarmente dal 1993. Unendo assieme più celle si possono trattare quantità molto variabili di rifiuti. Ogni singola cella può trattare da un minimo di 1 tonnellata il giorno ad un massimo di 15 tonnellate il giorno.

Per esempio, se c’è la necessità di trattare 150 tonnellate il giorno occorre combinare assieme 10 celle base da 15 tonnellate cadauna. Il processo dura 24 ore. Prima si caricano le celle, poi si sigillano, si avvia attraverso un bruciatore ausiliario per 15 minuti il processo di formazione del SynGas, si controlla tramite un’apposita apparecchiatura elettronica, in continuazione, quanto avviene. Una volta terminato il processo si rimuovono le ceneri (il 3% circa di quanto caricato) e si ricomincia daccapo. Per fare ciò occorrono dei capannoni industriali, ben serviti da strade, di dimensioni perfettamente compatibili con l’area industriale da Lei citata. Un’unità base da 60 metri cubi necessità di uno spazio vitale coperto di 2500 metri quadrati e di un’area all’aperto di 4500 metri quadrati circa. Per trattare fino a 150 tonnellate il giorno bisognerebbe installare 10 celle base. I conti sono presto fatti. Ovviamente le parti comuni non devono essere calcolate.

Spero di esserle stato utile. Se Lei mi permette, potrei suggerire agli organizzatori del convegno sui Dissociatori di invitarla a portare la sua voce “discordante” sul problema rifiuti. È sempre bene confrontare le opinioni diverse.

Io ritengo che questo sia il “meno peggio” dei sistemi, ma se ha dei difetti è meglio scoprirli ed affrontarli subito. Prima che un’altra serie di scelte sbagliate finisca per “affondarci” definitivamente.

Ai lettori rivolgo ancora una volta l’invito a prestare la massima attenzione a quello che si scrive. Anch’io potrei essere un operatore della disinformazione. Perciò non fidatevi di nessuno. Leggete, ascoltate, informatevi da più fonti. Qua è in gioco la nostra salute. Il movimento d’opinione che si oppone agli inceneritori, favorendo la scelta dei Dissociatori, infatti, in Italia sta incontrando ostacoli formidabili.

Prima di tutto i soliti politici. Gli interessi economici creati da una legislazione orientata in un certo modo hanno favorito, di fatto, l’idea che l’unica soluzione sia la costruzione del mega inceneritore. Ormai il guaio è fatto. Alcuni politici (pochissimi) convinti della pericolosità dell’inceneritore d’Acerra hanno cercato di trovare soluzioni alternative, ma gli interessi sono enormi e bloccare dei lavori in corso da anni, in Italia, è praticamente impossibile.

Una buona percentuale, poi, dei tecnici operanti nei vari settori del trattamento rifiuti ritiene, a torto, che il mega inceneritore sia l’unico metodo disponibile per risolvere il problema. Gli stessi personaggi, inoltre, sottovalutano i danni causati alla salute dalle famigerate nanopolveri.

Molti di questi (alcuni in buona fede altri prezzolati dalle lobbies) ritengono che le nanopolveri producano meno danni dell’inquinamento causato dal traffico automobilistico o dai riscaldamenti domestici.

Per quanto concerne le lobbies, la costruzione di un mega inceneritore muove capitali enormi. Crea e mantiene, per anni, molti posti di lavoro. Alcuni lobbisti sono loschi figuri che tramano nell’ombra, altri essendo interessati solo agli appalti sono naturalmente portati a fare lobby per favorire il mega impianto.

Infine, c’è la popolazione. Parte di essa ha un atteggiamento fatalistico: “Dio, fa sparire i rifiuti. Non importa in che modo”. Altri sono più attenti alle reali problematiche derivanti dalla costruzione di un mostruoso impianto sotto casa.

Ovviamente tutte queste posizioni favorevoli ai mega impianti hanno le loro ragioni. Perciò è assolutamente necessario organizzare un dibattito sulla questione. La valutazione dei rischi e dei benefici creati dagli inceneritori di vecchio tipo deve essere confrontata con i rischi ed i benefici creati dai Dissociatori Molecolari di nuova concezione.

La questione va dibattuta in ogni suo aspetto, anche il più recondito, tuttavia occorre evitare che la discussione degeneri in uno scontro muro contro muro fra i sostenitori dell’uno o dell’altro sistema.

Si finirebbe col perdere il senso della realtà per piombare nell’arte preferita dagli italiani: la polemica sterile.

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