Sgominato clan Ranucci, per la Dda aveva interessi ad Orta

di Redazione

carabinieri ORTA DI ATELLA. I carabinieri di Sant’Antimo hanno arrestato dodici persone ritenute affiliate al clan di Stefano Ranucci, già in carcere. Secondo l’ordinanza dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia, il clan Ranucci-Petito stava concentrando i propri interessi nell’edilizia e nel cemento abusivo, in particolare nella zona di Orta di Atella, nel casertano.

Proprio ad Orta dove nei giorni scorsi la Prefettura ha inviato una commissione d’accesso sugli atti amministrativi e dove lo scorso maggio furono arrestate sei persone per reati legati all’edilizia, tra cui il consigliere regionale (ex Ds, oggi Udeur) ed ex sindaco della cittadina Angelo Brancaccio, poi scarcerato, assieme agli altri indagati, a seguito della decisione del riesame.

Altra accusa riguarda le pressioni che il clan avrebbe fatto in campagna elettorale per portare nel consiglio comunale di Sant’Antimo politici “fedeli”. Un tentativo che però non sarebbe riuscito, secondo la pm titolare dell’inchiesta, Raffaella Capasso. “Nulla di sorprendente” secondo il procuratore nazionale antimafia aggiunto Lucio di Pietro che, circa gli intrecci camorra-politica, commenta laconicamente: “Siamo nella regione con il più alto numero di Comuni sciolti per infiltrazioni”. A carico del clan ci sono poi accuse relative a diversi omicidi, molti avvenuti a Sant’Antimo, compreso quello del tabaccaio Francesco Gaito, ucciso lo scorso 8 ottobre durante un tentativo di rapina e l’altro, del 28 marzo 2007, che ebbe come vittima il ventenne Antonio Guiscardo, dipendente della ditta Eurossigeno. Stando alle rivelazioni di alcuni pentiti, il clan Ranucci spesso avrebbe messo in atto anche “omicidi banali, tanto per affermare il potere sul territorio”.

L’operazione della Dda e dei Carabinieri segue la denuncia fatta, poche ore prima, dallo scrittore Roberto Saviano, autore del libro “Gomorra”, sulla permeabilità delle istituzioni da parte della camorra. “Campania e Calabria sono state determinanti per vincere le ultime elezioni, come lo era stata la Sicilia l’altra volta. Questo è un dato da non dimenticare mai”, ha detto Saviano, che poi ha ricordato i 91 comuni sciolti in Campania per infiltrazioni camorristiche e i 70 in Calabria. E ha incalzato: “Sono due regioni gestite dal centrosinistra da 12 anni, più o meno. Una gestione che la passata generazione riteneva essere la ‘conditio sine qua non’ per la lotta alla mafia. Quella generazione pensava che la mafia guardasse solo una parte politica: è un errore gigantesco”.

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
RedazioneWhatsappWhatsApp
Condividi con un amico