Tre comuni veneti al voto per tornare in Trentino

di Antonio Taglialatela

Cortina dAmpezzoCORTINA D’AMPEZZO. Non più nel territorio del Veneto: Cortina d’Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia vogliono tornare a far parte del Trentino Alto Adige.

Da ieri è in atto un referendum, che si concluderà oggi alle 15, con le proiezioni che danno già vincente il ‘Si’ alla secessione nei tre paesi, anche se molti parlano di risultato incerto. Un’iniziativa che sta dividendo i consigli comunali delle città coinvolte e mettendo in contrapposizione il governatore veneto Giancarlo Galan e il presidente della Provincia di Bolzano Luis Durnwalder. E anche gli stessi cittadini: alcuni che hanno formato un comitato per l’astensionismo e affisso uno striscione “Veneto patria nostra” denunciano di aver ricevuto minacce anonime da qualche compaesano. A Ernesto Majoni, leader del ‘No’, hanno imbrattato le mura di casa con insulti e minacce. Furioso il governatore veneto Galan che negli ultimi due anni ha visto undici comuni della sua regione andarsene: gli otto dell’altopiano di Asiago e i bellunesi Lamon e Sovramonte verso il Trentino-Alto Adige, il veneziano Cinto Caomaggiore verso il Friuli-Venezia Giulia. Se ora andranno via anche Cortina, Livinallongo e Colle Santa Lucia l’elenco salirà a 14, senza contare che a febbraio, nel bellunese, andrà alle urne anche il comune di Sappada. “Tutto rischia di trasformarsi in farsa, senza una legge del Parlamento italiano, il passaggio non verrà ufficializzato e quindi ritenuto valido”, tuona Galan. Ma perché questo interesse a trasferirsi in Trentino? Ufficialmente i motivi sono storici: nel 1923, epoca fascista, i tre comuni oggi al voto finirono dal Sud Tirolo al Veneto. Si vorrebbe quindi riparare ad un torto storico. Ma è certo che ad attrarre i comuni sono anche i benefici e le agevolazioni della vicina regione a statuto speciale.

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