Picchiano alunno disabile in classe, il 2 novembre l”udienza

di Antonio Taglialatela

immagine del video incriminatoTORINO. Un gruppo di 17enni di Torino si presenterà in udienza il prossimo 2 novembre per aver messo in giro su internet filmati in cui gli stessi si divertivano a picchiare e ad insultare un loro compagno di classe affetto dalla sindrome di down.

Secondo l’accusa, il piccolo Carlo (così soprannominata la vittima) sembra che fosse il loro bersaglio preferito: in alcuni video, una ragazza che fa da presentatrice spinge Carlo nella classe, e così inizia il flagello della povera vittima, alcuni di loro gli vanno intorno e iniziano a dire: “Hai un odore di merda, che cosa hai combinato?”. Una volta entrato in classe, lo costringono a fare un giro su se stesso, mentre loro ne filmano il didietro, quindi lo colpiscono con una forte pacca sulla pancia e mimano una scena di aggressione nei suoi confronti tipo ‘arte marziale’, che termina con un’altra pacca sulla pancia e con un calcio che lo sfiora all’altezza dell’inguine, costringendolo nell’angolo dietro la porta, in evidente stato di umiliazione e prostrazione. Ciò mentre un compagno scrive a grossi caratteri sulla lavagna la frase ‘sensibilizziamo culi diversi SS’, frase declamata a voce altra facendo il saluto nazista, così intimorendo ancor di più la persona offesa. E ancora, secondo l’accusa: “Inscenavano – sempre alla presenza di tutti i compagni di classe – una finta telefonata all’Associazione Vividown nella quale un compagno diceva ‘pronto, siamo dell’Associazione Vividown, un nostro mongolo si è cagato addosso e mo’ non sappiamo che minchia fare perchè il pezzo di merda si è infilato nelle narici’”. Anche l’associazione Vividown, che è stata profondamente offesa, sarà presente all’udienza rappresentata dall’avvocato Guido Camera. Uno dei quattro minorenni indagati ha cercato di chiedere perdono. “Non mi scuso, mi inchino… quando uno fa certe cose non se ne rende conto…”, ha detto. Lui, come gli altri compagni, non fanno che ripetere di fronte agli inquirenti il proprio pentimento, ma nei loro confronti è scattata l’accusa di violenza privata: rischiano 4 anni di carcere.

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