Piancone, la riflessione di un ergastolano

di Redazione

Cristoforo PianconeCristoforo Piancone, 57 anni, ex brigatista mai dissociato, ergastolano ammesso al regime di semilibertà, rapina il 2 ottobre, a Siena, la filiale del Monte dei Paschi di Siena. Preso con diverse armi, torna in carcere. L’episodio scatena commenti e polemiche da più parti, nella discussione intervengono politici, giuristi. Intanto, la gente comune si interroga.

A dire la sua, attraverso una lettera inviata alla redazione di Pupia Tv, l’ergastolano Vincenzo Andraous, da 29 anni detenuto nel carcere di Pavia. Da sette anni usufruisce di permessi premio e lavoro esterno in articolo 21, da due anni e mezzo è in regime di semilibertà svolgendo attività di tutor-educatore presso la Comunità “Casa del Giovane” di Pavia.

Vincenzo AndraousNon sono un giudice, né una vittima, ma non sono neppure un ipocrita: gli anni trascorsi in carcere, i nuovi gesti, gli atteggiamenti e i comportamenti di tutti i giorni, nel tentativo di svolgere prevenzione e contemporaneamente essere un uomo migliore, mi costringono a dire qualcosa sul detenuto che, condannato all’ergastolo, ha ingannato se stesso e quelli che hanno creduto in lui.

Non conosco la sua storia personale, non esprimerò giudizi, vorrei però dedicargli una riflessione. Quando l’uomo del reato attraversa il confine che delimita lo spazio dell’uomo della pena, egli non può non fare i conti con una revisione critica del proprio passato-vissuto, non può non sostenere a sguardo in alto il carico di un mutamento interiore, non può non scegliere l’unica via concessa dalla propria coscienza, una nuova condotta sociale. Questo è il percorso su cui poggia, per intero, quel patto di lealtà che la collettività ti ha concesso e affidato.

Vorrei aggiungere che altri tre sono i passaggi che conducono a una consapevolezza che non piega di lato: la Solidarietà che hai ricevuto, non può essere quella “ridotta” ai soli buoni sentimenti, ai gesti buonisti, ma quella costruttiva, quella che scarta a priori le attenzioni prettamente accudenti, falsamente protettive, e invece privilegia l’attenzione sensibile, quella che attraverso sensibilità diverse approda a obiettivi comuni. In questo senso e solo in questo modo la solidarietà ricevuta spinge al cambiamento, all’emancipazione dai recinti di filo spinato che circondano un vissuto profondamente sbagliato. Se questa è la via maestra, allora è qui che si incontra un’altra compagna di viaggio, la Giustizia, quella che traccia un nuovo punto di partenza per ognuno, e ci fa muovere e schierarci dalla parte del bene e del finalmente giusto. In questo viaggio di ritorno lento e sottocarico, accompagnato da solidarietà e giustizia, nel tentativo di riparare al male fatto, trova prossimità il dovere di cittadinanza, per ritornare davvero a fare parte del consorzio civile, per appartenere a qualcosa, alla comunità, alla mia città, con le responsabilità che “insieme” cercano di assolvere ai bisogni dell’altro.

Per ben camminare è necessario saper rispettare se stessi e convintamene gli altri, con quel rispetto che non è ossequioso, deferente, riverente, assai in uso in certi agglomerati umani del disvalore, quel rispetto che non è possibile insegnare, ma si apprende attraverso l’esempio di quanti, sebbene da posizioni differenti, non si tirano indietro per unire ciò che si è rotto, attraverso quanti con il proprio impegno sottolineano l’equilibrio necessario per una consapevole rendicontazione dei propri tagli.Attraverso quanti innanzi a noi ci accompagnano a ritrovare e ricostruire noi stessi.

Chi è Vincenzo Andreaous

Nato a Catania il 28-10-1954, ha una figlia Yelenia che definisce la sua rivincita più grande. Detenuto nel carcere di Pavia, ristretto da ventinove anni e condannato all’ergastolo “FINE PENA MAI”.

Da sette anni usufruisce di permessi premio e lavoro esterno in art.21, da due anni e mezzo e’ in regime di semilibertà svolgendo attività di tutor-educatore presso la Comunità “Casa del Giovane “di Pavia.

Per dieci anni e’ stato uno degli animatori del Collettivo Verde del carcere di Voghera, impegnato in attività sociali e culturali con le televisioni pubbliche e private, con Enti, Scuole, Parrocchie, Università, Associazioni e Movimenti culturali di tutta la penisola,

Circa venti le collaborazioni a tesi di laurea in psicologia e sociologia;

E’ titolare di alcune rubriche mensili su riviste e giornali, laici e cattolici;

altresì su alcuni periodici on line di informazione e letteratura laica, e su periodici cattolici di vescovadi italiani;

ha conseguito circa 80 premi letterari;

ha pubblicato sette libri di poesia, di saggistica sul carcere e la devianza, nonche’ la propria autobiografia.


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