Mafia, alleanza tra cosche di Catania e Trapani: 15 arresti

di Redazione

Su delega della Procura Distrettuale, i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Catania e la Guardia di finanza hanno dato esecuzione, nelle province di Catania e Trapani, a delle misure cautelari, emesse dal gip del Tribunale etneo, nei confronti di 23 persone (10 in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 8 interdizioni che vietano l’esercizio di imprese e uffici direttivi).

I reati contestati sono, a vario titolo, quelli di associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere, estorsione in concorso, intestazione fittizia di beni, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, falsità commessa dal privato in atto pubblico, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, occultamento o distruzione di scritture contabili, con l’aggravante di avere agito al fine di agevolare il clan mafioso “Mazzei” (“carcagnusi”) e con il metodo mafioso.

L’indagine, avviata allo scopo di monitorare le attività della famiglia “Mazzei” e del suo esponente di spicco Angelo Privitera detto “Scirocco”, ha permesso di individuare quale sede operativa del sodalizio l’esercizio commerciale “Ideal Carne”, gestito dai fratelli Lo Re Luciano e Pietro, presso cui si incontravano tutti gli elementi di spicco – tra i quali, Angelo Privitera,  Carmelo Munzone, Carmelo Pantalena, Sergio Minnella e Claudio Loria– al fine di discutere delle dinamiche criminali del gruppo mafioso, della gestione degli affari illeciti derivanti dall’usura e dalle estorsioni, nonché della tensione venutasi a creare in seno alla “famiglia” successivamente ai contrasti sorti tra Santo Di Benedetto, detto “Santo u panitteri” e Mario Maugeri, detto “Mario Ammuttaporte”, per il riconoscimento della leadership in seno al clan Mazzei.

Nello stesso contesto, i carabinieri hanno altresì documentato il reimpiego dei proventi delle attività illecite mediante l’intestazione fittizia della “World Games Srl”, società con sede in Catania, operante nel settore delle scommesse on line e nell’attività di gestione, noleggio e assemblaggio di apparecchiature elettroniche inerenti i giochi. In particolare, Angelo Privitera e Carmelo Pantalena attribuivano fittiziamente a Alessandro Lizzoli la titolarità delle quote della società, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali. Dalle indagini sono emersi collegamenti con imprenditori che gestivano depositi di impianti di carburanti coinvolti in operazioni finalizzate alla frode fiscale e in particolare con Francesco Burzotta, indicato come “soggetto orbitante nell’ambiente mafioso di Mazara del Vallo”.

Accertamenti della Guardia di finanza di Catania, inoltre, hanno fatto luce sulla cosiddetta ‘frode Carosello dell’Iva’. Il gruppo, secondo l’accusa, riusciva a evadere il pagamento dell’imposta attraverso l’intervento di ‘falsi esportatori abituali’ che emettevano dichiarazioni d’intento non veritiere, consentendo di acquistare da soggetti italiani carburante senza l’applicazione dell’Iva per poi non rivenderlo all’estero, ma nel territorio nazionale. Indagini sono state eseguite anche sull’acquisto di carburanti da fornitori britannici, maltesi e della Repubblica Ceca da parte della Lubricarbo di Sergio Leonardi al quale carabinieri e guardia di finanza hanno sequestrato beni per 10 milioni di euro, comprese quote societarie di 10 imprese commerciali, tra l’altro titolari di 7 distributori stradali. IN ALTO IL VIDEO

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