Di Maio e la “manina” sul decreto fiscale. Conte: “Lo controllo io e lo mando al Quirinale”

di Redazione

Il testo sulla pace fiscale inserito nella manovra “trasmessa al Quirinale non è quello su cui c’era l’accordo in Consiglio dei ministri”, perché “c’è sia uno scudo fiscale per i capitali all’estero sia la non punibilità per chi evade. È un fatto gravissimo, manina politica o no, depositerò subito un esposto alla Procura della Repubblica”, è stata l’accusa lanciata mercoledì, negli studi di “Porta a Porta”, dal vicepremier Luigi Di Maio che avrebbe aperto una breccia all’interno della maggioranza.

Nel mirino del leader M5S è finito in particolare “lo scudo fiscale per i capitali all’estero” che nel testo non appare tale in realtà perché permette di sanare due specifiche imposte su proprietà e attività fiscali all’estero già dichiarate anche se in maniera non completa. Ma a non andare giù a Di Maio, “c’è anche la non punibilità per chi evade. Noi non scudiamo capitali di corrotti e di mafiosi. E non era questo il testo uscito dal Cdm”, ha aggiunto il vicepremier. “Io questo testo non lo firmo e non andrà al Parlamento”, ha aggiunto Di Mario, per il quale “questo è un condono scudo fiscale come quello che faceva Renzi io questo non lo faccio votare”.

Ma il Quirinale ha diffuso una nota in cui si spiega che il testo non è mai arrivato. “In riferimento a numerose richieste da parte degli organi di stampa – si legge -, l’ufficio stampa del Quirinale precisa che il testo del decreto legge in materia fiscale non è ancora pervenuto al Quirinale per la firma del presidente della Repubblica”. “Se il testo non è ancora arrivato al Quirinale allora basterà lo stralcio” della parte non condivisa “e non sarà nemmeno necessario riunire il Consiglio dei ministri”, ha detto Di Maio, durante la registrazione della puntata del programma di Raiuno, a seguito della smentita del Colle, chiarendo: “Ai miei uffici risulta che il testo sia andato al Quirinale. Se non è così basta lo stralcio”.

Sulla questione è intervenuto anche il premier Giuseppe Conte che, dopo aver fatto sapere di aver bloccato l’invio del testo al Quirinale, ha spiegato che “venerdì sarò a Roma, controllerò il dl fiscale come il presidente fa sempre, articolo per articolo, e verrà inviato in forma ufficiale al Quirinale il testo che sarà conforme alla volontà deliberata nel corso del Consiglio dei ministri”.

“Nessun trucco. Legge di bilancio e decreto fiscale sono passati in Consiglio dei ministri all’unanimità. Nessuno ha votato contro. Anche perché quello che chiamate condono, un condono non è”, ha tuonato invece il vicepremier Matteo Salvini dalle pagine de “La Repubblica”. “La manovra non cambierà di una virgola. Ma non si permettano di inviare troike o commissari. La smettano, facciano lavorare il governo degli italiani. Mi appello al buon senso, come Draghi”, ha quindi aggiunto. Intanto, Massimo Garavaglia, sottosegretario all’Economia della Lega, assicura di non essere lui la “manina”: “Tutti – afferma – sapevano le norme del decreto fiscale. Non so nulla di eventuali modifiche”. Incalzato dai cronisti che gli hanno chiesto se anche Di Maio ne fosse a conoscenza, Garavaglia ha tagliato corto rispondendo: “Non lo so”.

“E’ chiaro che al di là di ciò che è successo, questo lo vedrà il Cdm nella propria interlocuzione, sono fermamente contrario a che ci sia questo articolo all’interno del decreto”, ha commentato il presidente della Camera, Roberto Fico. A chi gli chiedeva se fosse contrario, quindi, allo scudo fiscale, Fico ha replicato: “Certo”. Mentre alla domanda se fosse contrario anche alla “pace fiscale” nella sua interezza ha risposto: “Questo è un discorso lungo…”. “Sappiamo che i ministeri e gli uffici sono spesso legati a partiti che hanno governato negli ultimi anni ed abbiamo dei problemi, perché a volte ci troviamo delle norme infilate nei testi senza che Lega e 5 Stelle le avessero concordate”, è il sospetto del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, il quale ha aggiunto: “Adesso stiamo cambiando il Paese, ma anche la pubblica amministrazione deve essere un po’ rinnovata”.

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