Aversa, Coppola: “La Giustizia rischia di morire con l’abuso della custodia cautelare”

di Redazione

Aversa – “E’ morta la giustizia”. Così titolava una delle scene (guarda il video in alto, ndr.), tra il serio ed il faceto, del film “Il marchese del grillo”. Ed il marchese si riferiva all’episodio della corruzione da lui inscenata per convincere i giudici a condannare un innocente falegname (da lui, poi, abbondantemente risarcito) che gli aveva restaurato i mobili di casa.

Ma che c’azzecca l’episodio ricordato con i tempi d’oggi? La Giustizia rischia di essere “ammazzata” dall’abuso dello strumento della custodia cautelare, particolarmente per le misure personali. La custodia cautelare è uno strumento e, come tale, è un elemento “neutro”, la cui affidabilità o credibilità dipende dall’uso, o dall’abuso, che se ne fa.

Per fare un paragone paradossale, ognuno di noi possiede, nella cucina di casa, un coltello; usarlo per tagliare il pane va bene. Ma lo stesso coltello (strumento ed elemento neutro) può essere usato da una mente bacata determinando la nascita di un omicida.

L’abuso dell’Istituto, con funzione cautelare e temporanea, particolarmente quando un Giudice terzo dopo pochi giorni non ne riconosce la indispensabilità, fa perdere credibilità non solo all’Istituto o alla Magistratura inquirente, ma a tutto il Sistema Giustizia.

Se, poi, la Magistratura, pur senza un disegno preordinato, debba supplire alla mancanza della Politica colpendo, a prescindere, nel mucchio, allora il problema si sposta su altri binari.

Certamente l’abbandono dell’Etica nella responsabilità di pubbliche funzioni dilaga. Certamente si equivocano attività di rilevanza penale con “peccati veniali”. Certamente la Politica è timida e sottomessa alla Magistratura. Ma la Costituzione definisce la Magistratura “una funzione” e non un “potere” e, meno che meno, un “contropotere”.

Purtroppo, la tentazione ad amplificare le vicende da parte dei mezzi di comunicazione, in una Società dell’Apparire prima che dell’Essere, fa perdere di vista il rigoroso rispetto della legge che, anche alla Magistratura – sia Inquirente che Giudicante – spetta.

Politica e Magistratura devono convivere, rispettandosi reciprocamente nei propri ruoli ma evitando rigorosamente la tentazione di competere o prevalere tra Esse, con un cannibalismo istituzionale che non rispetta la Costituzione e non fa bene all’Italia.

Professor Alberto Coppola

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