Gli appalti dell’ospedale di Caserta gestiti dalla camorra: 24 arresti

di Redazione

Caserta – Un assoluto monopolio su appalti e affidamenti diretti di lavori all’interno dell’ospedale “Sant’Anna e San Sebastiano” di Caserta quello detenuto dal clan Zagaria di Casapesenna, tenuto in piedi da una fitta rete di collusioni tra appartenenti al mondo della criminalità, della pubblica amministrazione, della politica e dell’imprenditoria.

E’ quanto emerso dall’indagine della Direzione investigativa antimafia di Napoli che, mercoledì mattina, ha portato all’esecuzione di 24 ordinanze di custodia cautelare (10 in carcere e 14 ai domiciliari) tra le province di Caserta, Napoli e Verona. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere di tipo mafioso, corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, abuso d’ufficio, con l’aggravante del metodo mafioso.

GLI ARRESTATI – In carcere sono finiti: Elvira Zagaria, 50 anni, sorella del boss Michele; il consigliere provinciale Antonio Magliulo, 61 anni; Raffaele Donciglio, 47 anni, imprenditore e socio Rd Costruzioni; Bartolomeo Festa, 65 anni, dirigente unità operativa complessa di ingegneria ospedaliera; Gabriele D’Antonio, 46 anni, amministratore unico Odeia Srl; Vincenzo Cangiano, 32 anni, imprenditore, socio Odeia Srl; Domenico Ferraiuolo, 40 anni, imprenditore e socio Odeia Srl; Orlando Cesarini, 68 anni, imprenditore e socio Odeia Srl; Luigi Iannone, 37 anni, imprenditore individuale;  Remo D’Amico, 57 anni.

Ai domiciliari: Francesco Bottino (ex direttore generale ospedale di Caserta), Giuseppe Gasparin, 65 anni, (ex direttore amministrativo Asl Caserta), l’ex consigliere regionale del Pdl Angelo Polverino, 57 anni; Salvatore Cioffi, 66 anni, imprenditore individuale; Antonio Della Mura, 56 anni, imprenditore individuale; Roberto Franchini, 54 anni, consulente Ivs Italia Spa; Rocco Ranfone, 45 anni, dipendente Ivs Italia Spa; Mario Palombi, 51 anni, imprenditore individuale; Giuseppe Porpora, 45 anni, imprenditore, socio Komè Srl; e i dipendenti dell’unità operativa complessa di ingegneria: Nicola Frese, 66 anni, Antonio Maddaloni, 37, Paolo Martino, 46, Giuseppe Raucci, 58, Umberto Signoriello, 45.

L’indagine, durata più di due anni, è stata supportata da intercettazioni telefoniche ed ambientali audio-video eseguite anche all’interno dell’azienda ospedaliera, informazioni testimoniali e acquisizioni documentali.

Il sodalizio mafioso, negli ultimi anni, si era gradualmente infiltrato nel tessuto politico-amministrativo dell’ospedale, trasformandosi in un complesso apparato in grado di gestire gli affidamenti dei lavori pubblici in assoluta autonomia, potendo contare sul potere derivante dalla preminente matrice mafiosa. Ritenuto centrale il ruolo svolto da Elvira Zagaria, sorella del boss ed ex latitanteMichele Zagaria. A seguito dell’arresto di tutti i membri maschi della famiglia e dopo la morte del marito Francesco Zagaria, negli ultimi due anni era toccato a lei, secondo gli inquirenti, il compito di gestire gli ingenti capitali illeciti derivanti dalle attività delle imprese del clan.

Un’organizzazione che, stando a quanto riscontrato dagli investigatori, sarebbe nata nel 2006 quando Francesco Zagaria, cognato dell’allora latitante Michele (e, per tale motivo, in quel momento uno dei capi del clan dei casalesi), supportato politicamente dal segretario regionale dell’Udeur dell’epoca, succeduto a Nicola Ferraro (arrestato nel 2008 e poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa per aver supportato “politicamente” il clan Schiavone di Casal di Principe) – riuscì a far nominare un suo uomo di fiducia quale dirigente generale dell’ospedale Luigi Annunziata, di recente scomparso. Da quel momento Francesco Zagaria avrebbe assunto il controllo delle assegnazione dei lavori pubblici nell’ospedale, dando vita ad un cartello di imprese mafiose, ancora oggi operante.

Sempre secondo la ricostruzione condivisa dal gip, nel 2006 vi fu, peraltro, un duplice avvicendamento politico-mafioso all’interno dell’ospedale di Caserta. Infatti, con l’implosione dell’Udeur e conseguentemente alla caduta del Governo Prodi, nel 2008, gli Zagaria cercarono e trovarono la necessaria “copertura politica” nel Pdl campano e, più in particolare, nel suo (allora) capo indiscusso, Nicola Cosentino, che sarebbe rimasto referente politico del sistema criminale operante nel nosocomio casertano fino al momento del suo arresto, avvenuto nel marzo 2013.

Un sistema collaudato e sostenuto, pertanto, anche dalla politica, attraverso la nomina di dirigenti compiacenti e che garantiva, a sua volta, un pieno sostegno elettorale al partito che lo sosteneva: sintomatico è stato l’appoggio del “sistema” – registrato nel corso delle intercettazioni – alla fazione cosentiniana del Pdl (contrastata in quel momento dagli “scissionisti” Coronella e Landolfi) al congresso del Pdl svoltosi a Caserta il 6 ottobre 2012 e che sancì la definitiva leadership di Cosentino all’interno del partito in Campania.

Direttamente impegnati nella “copertura politica” dell’organizzazione mafiosa casalese, sono risultati essere due uomini di Cosentino: il consigliere provinciale di Forza Italia, Antonio Magliulo, e l’allora consigliere regionale del medesimo partito, Angelo Polverino, entrambi destinatari di misura cautelare.

Il compendio derivante da autonome fonti di prova (intercettazioni, acquisizioni documentali, etc.) è  stato ulteriormente rafforzato dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, i quali hanno minuziosamente descritto, nel corso degli interrogatori con i magistrati, il complesso sistema politico-mafioso-imprenditoriale operante nell’ospedale di Caserta, facendo specifici riferimenti a molti degli odierni indagati, confermando l’appartenenza allo stesso dei politici e dei dirigenti pubblici oggi tratti in arresto unitamente agli Zagaria.

Centro nevralgico delle attività criminali a cui si è posto fine con la presente operazione è stato ritenuto essere l’ufficio del dirigente dell’unità operativa complessa di Ingegneria ospedaliera, Bartolomeo Festa, in carica dal 1 gennaio 2006 anch’egli per volere di Francesco Zagaria. Quest’ultimo, coadiuvato da gran parte degli impiegati del suo ufficio, aveva il compito di truccare i bandi di gara e gli atti ad essi equipollenti, per favorire gli imprenditori del clan, i quali, a loro volta, periodicamente dovevano versare parte dei guadagni così ottenuti nelle mani degli Zagaria.

Più in particolare, il gip ha ritenuto sussistere un grave quadro indiziario a carico degli indagati in relazione alla turbata scelta del contraente ed in riferimento ai seguenti appalti ed affidamenti diretti indetti dall’ospedale di Caserta:

gara d’appalto per la tinteggiatura e lavorazioni accessorie e/o affini del valore di  450mila euro oltre Iva (ditta favorita: ditta individuale Iannone Luigi);

gara d’appalto per l’affidamento delle manutenzioni degli immobili consistenti in lavori edili e lavori affini del valore di 150mila euro oltre Iva (ditta favorita: Odeia Srl);

gara d’appalto per l’affidamento del servizio di gestione  e manutenzione degli impianti elevatori del valore di 1.189.500 euro oltre Iva (ditta favorita Kome’ Srl);

affidamenti diretti di lavori posti in essere in mancanza dei necessari requisiti di legge (si è constatata l’assoluta mancanza dei criteri di rotazione, trasparenza, pubblicità e parità di trattamento previsti dall’art. 125/8 D.Lgs. 163/06) sempre alle stesse dittedal 2006 ad oggi, per un valore totale di oltre 3 milioni di euro (ditte favorite: ditta individuale Iannone Luigi, ditta individuale Cioffi Salvatore, Odeia Srl, Piccolo, Dm Soffitti Sas); l’affidamento diretto della gestione del bar e delle macchine distributrici di bevande ed alimenti, con danno erariale stimato (per il consumo di forniture pubbliche e l’occupazione del suolo pubblico) in oltre 50mila euro a far data dal 1 gennaio 2010 ad oggi (ditte favorite: ditta individuale Palombi Mario e Ivs Italia SpA di Bergamo).

Nel corso dell’operazione, sono state, contestualmente, sottoposte a sequestro preventivo le ditte Odeia, Rd Costruzioni, Iannone Luigi, Cioffi Salvatore.

Ad undici indagati, infine, è stato notificato un decreto di sequestro preventivo che, ha riguardato, a vario titolo, 18 immobili, 11 terreni, un box auto, tre autovetture, diverse quote societarie, per un valore stimato complessivo di oltre 12 milioni di euro.

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