Cosentino, il pentito Di Bona: “Il clan non voto’ per lui nel 1995”

di Redazione

 Casal di Principe. “Non sono tornato a fare politica attiva in quanto la mia attività prevalente è seguire i processi a mio carico ma sono un cittadino e non mi va di aspettare per la sentenza altri dieci anni ibernato in una teca. La giustizia è troppo lenta, non rivendico candidature ma voglio esprimere le mie opinioni”.

Lo ha dichiarato ai giornalisti Nicola Cosentino durante una pausa del processo in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere in cui è imputato per concorso esterno in associazione camorristica. “Avevo chiesto il processo immediato – prosegue Cosentino – per ottenere nel più breve tempo possibile una decisione ma dopo tre anni e trecento testimoni dell’accusa la fine è ancora lontana. In ogni caso non credo ai teoremi, spero solo che questo processo finisca presto”.

Sul rapporto con Berlusconi, Cosentino afferma di “non averlo sentito né di avvertire questa esigenza”. Sul fronte processuale, lunedì mattina è stato ascoltato il collaboratore di giustizia Franco di Bona il quale ha smentito le dichiarazioni rese nel 2001 durante il processo Spartacus, riferendo ora di non aver mai fatto campagna elettorale per Cosentino. “Walter Schiavone – ha detto Di Bona in aula – mandò a chiedere a Mario, fratello di Nicola Cosentino, se volesse aiuto per le elezioni per il fratello. La risposta fu no e noi appoggiammo l’ex presidente dell’Asl di Casale, ma non Cosentino. Era il 1995”.

Il pm Milita gli ha contestato che nelle dichiarazioni rese durante il processo Spartacus aveva, invece, riferito di aver appoggiato Cosentino su ordine di Walter Schiavone. “Non so cosa ho detto in quel periodo – ha dichiarato Di Bona – ma io oggi non ho memoria di questo, non ricordo di aver fatto votare Cosentino alle regionali. L’avrei ricordato. Ricordo solo che tra di noi suscitò scalpore il fatto che Cosentino avesse rifiutato il nostro aiuto facendoci sapere che se la sarebbe vista da solo e di non volere il nostro aiuto”. Su insistenza del pm, il pentito, collegato in videoconferenza, ha ribadito più volte di “non ricordare di aver appoggiato, insieme al clan, l’ex sottosegretario e di conoscerlo solo di vista”.

Duro l’intervento della difesa di Cosentino in aula che il presidente del collegio ha contestato l’atteggiamento del pm: “Non si possono fare 84 domande sullo stesso argomento per chiedere al teste per quale motivo non ricorda”, ha tuonato l’avvocato Stefano Montone.

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