Ucciso durante faida di camorra nel 2001, due arresti

di Redazione

 Carinaro. Fu ucciso il 13 ottobre 2001 Antonio D’Alessio, a Carinaro, nella zona industriale Asi. Dopo 13 anni stamani sono stati arrestati due uomini, Giovanni Letizia e Silvio Borrata, ritenuti responsabili del delitto.

Nei loro confronti i carabinieri del reparto territoriale di Aversa hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Napoli, con le accuse di concorso in omicidio, con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione e di aver agito per motivi abietti e futili, e di illegale detenzione e porto di armi con l’aggravante del metodo mafioso.Secondo la ricostruzione degli inquirenti, D’Alessio venne intercettato, mentre era a bordo della propria autovettura, da sicari che lo colpivano con 13 colpi d’arma da fuoco esplosi da una pistola.

L’omicidio, stando all’ipotesi accusatoria, venne organizzato da Luigi Guida, attuale collaboratore di giustizia, per riaffermare la supremazia del sodalizio della fazione Bidognetti del clan dei casalesi nei confronti del gruppo antagonista dei Cantiello, a cui apparteneva la vittima.

La scissione interna al gruppo Bidognetti avvenne negli anni ’95-‘96, a seguito dell’arresto del capo,Francesco Bidognetti, alias “Cicciotto ‘e mezzanotte”. Alcuni affiliati, diretti da Salvatore Cantiello, detto “Carusiello”, si schierarono con l’altra fazione degli Schiavone, guidata da Francesco “Sandokan” Schiavone, divenendone organici.

L’omicidio di D’Alessio maturò in un momento storico in cui era in atto la guerra tra i Bidognetti e gli “scissionisti” dei Cantiello.Silvio Borrata e Luigi Guida, sempre secondo la ricostruzione degli investigatori, si erano appostati nel parcheggio del centro commerciale di Teverola con il compito di segnalare la presenza della vittima. Luigi Grassia, oggi collaboratore di giustizia, insieme a Giovanni Letizia, quali esecutori materiali, si affiancavano all’auto di D’Alessio e esplodevano nei suoi confronti numerosi colpi d’arma da fuoco, che ne causavano la morte. Nel corso dell’indagine, che ha portato all’individuazione degli autori dell’agguato, i carabinieri hanno raccolto riscontri oggettivi alle dichiarazioni dei pentiti.

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