Gatto (Wwf): “Presto con la messa in sicurezza ambientale”

di Nicola Rosselli

 AVERSA. “Occorre la messa in sicurezza ambientale del territorio tra Napoli e Caserta. Fate presto”. A lanciare l’ennesimo appello per la famigerata Terra dei Fuochi Alessandro Gatto, referente settore inquinamento e rifiuti del Wwf agro aversano-Napoli nord e litorale domizio).

“Poveri noi – esordisce Gatto – che abitiamo nella terra dei veleni. Tra Napoli e Caserta. Poveri noi che subiamo oltre il danno anche la beffa di essere governati da chi non sa cosa fare di fronte al più grave crimine contro l’umanità, che è stato commesso, appunto, nel territorio che si trova tra le città di Napoli e Caserta. Un disastro ambientale prima sottaciuto poi, di fronte alle evidenze dei fatti, ammesso e pure accertato ma ancora non evidenziato e non ben spiegato a tutti. E questo è ancora più grave.Per esempio, si dovrebbe vietare l’utilizzo delle acque di falde acquifere inquinatissime da contaminanti cancerogeni, di cui si è accertata la presenza. Però non lo si fa. Oppure si fa divieto ma non lo si fa rispettare e non si informano correttamente le popolazioni circa i rischi che corrono. Perché?”.

Interrogativi inquietanti che nemmeno le tante marce di questi giorni hanno sciolto e secondo l’esponente ambientalista la risposta c’è: “Perchè meno si sa e meglio si sta. Questa è la regola che ha fatto “tirare a campare” fino ad oggi, (da circa venti anni a questa parte).

Le relazioni scientifiche earno molto chiare già da diversi anni !!! Una fra tutte è la relazione del dott. Giovanni Balestri, commissionata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli,che in maniera inequivocabile e con rigore scientifico individua tutte le aree inquinate tra Giugliano in Campania, Lusciano, Trentola Ducenta, Castelvolturno e così via. Ponendo l’accento soprattutto sull’inquinamento delle falde acquifere e sull’inquinamento che ancora non ha raggiunto l’acme, che si raggiungerà nell’ormai famosa data del 2064. Vale a dire che ancora non abbiamo visto niente. E questo lo dice una relazione tecnico-scientifica commissionata dalla Magistratura, non qualche rapporto “allarmistico” dei soliti gruppi ambientalisti (di cui sono sempre più orgoglioso di farne parte)”.

Da queste amare e allarmanti considerazioni ne conseguono altre: “Quindi lo scenario è ormai chiaro a tutti: non divulgare! Non far sapere! Zittire chiunque voglia dire qualcosa o fare luce su questo disastro ambientale”. Quali le possibili soluzioni? “Basterebbe iniziare subito con operazioni di prevenzione ambientale e sanitaria primaria. Come ad esempio interdire l’utilizzo delle acque di falda che già sono state analizzate e dichiarate scientificamente come inquinatissime. Ma chi deve interdire deve anche far rispettare queste interdizioni altrimenti è come non aver fatto nulla. Cioè non basta il solo pezzo di carta che fa divieto e che nessuno rispetta! Non serve più! Occorre far rispettare queste semplici regole! Poi parleremo anche delle bonifiche del territorio e di come farle nel migliore dei modi dal punto di vista chimico fisico e biologico. Ma adesso la priorità è la messa in sicurezza ambientale del territorio”.

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