Legalità, il giudice Raffaello Magi all’Itc “Gallo”

di Redazione

Raffaello MagiAVERSA. Quanta strada abbia percorso il “Gallo – Spartacus”, invincibile gladiatore, nel formare all’educazione alla legalità, è stato palesemente dimostrato dagli studenti dell’istituo aversano, che venerdì 22 marzo, insieme alla dirigente scolastica Vincenza Di Ronza

… e alle docenti della Commissione legalità Campofreda, Linardi, e Perugini hanno fortemente voluto un incontro-dibattito nell’Aula Magna “Coppola” con Raffaello Magi, magistrato presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, e la professoressa Marisa Diana, cugina di Don Peppe Diana.

Per l’occasione, gli alunni, solidali ed attivi protagonisti con i compagni della sede associata di Orta di Atella, nel Progetto di Educazione alla legalità, hanno dato prova delle loro spiccate capacità e competenze arricchendo con le loro esibizioni artistiche e culturali una “giornata-convegno” d’inestimabile valore. Infatti, Davide Di Martino della classe 2^H ha recitato una sua poesia in dialetto molto significativa, che all’ultimo verso, invitava i coetanei a ricordare qual è la “Verità”. Rocco Chiacchio, Maria Dolciame della 2^ B , Daniele Bagno e Rocco Costanzo della 4^ A , di Orta di Atella, ovvero il “Quartetto per il rap” hanno con le loro performance, continuato a far comprendere ai presenti che la legalità deve essere vissuta “Costituzionalmente” nel Dna di ciascuno di noi.

La conferenza, in ricordo delle vittime delle mafie, è proseguita con l’intervento puntuale ed ineccepibile della preside Di Ronza che ha presentato i relatori Magi e Diana, il primo, noto a tutti quale estensore della sentenza definitiva del processo Spartacus, giudice laborioso e silenzioso, mentre l’altra docente di Liceo, cugina, amica e collaboratrice di don Peppe, morto per mano della camorra diciannove anni fa il 19 marzo 1994.

Raffaello MagiLa dirigente Di Ronza ha ricevuto grande stima e considerazione sia dal magistrato sia dalla cugina di don Peppe per il suo stacanovismo nel promuovere la cultura della legalità. La stessa continua la sua prolusione affermando che “ vivere la legalità quotidianamente è un obbligo morale che va assunto sempre e non soltanto una volta all’anno in occasione di qualche celebrazione, come evento istituzionale. E’, dunque, una dimensione dello spirito, alzarsi ogni mattina con l’intenzione di operare nel giusto per la società civile”.

Nel suo intervento il giudice Magi sostiene che “la voglia di fare è qualcosa che fa vincere la paura di sbagliare” e “crescere significa anche interrogarsi e riflettere”. Egli, esprime ai ragazzi la gioia di condividere con loro il percorso di legalità intrapreso con notevole entusiasmo nel contesto di un territorio difficile che dobbbiamo imparare a cambiare facendo tesoro dei trascorsi di violenza, delle faide camorristiche, per far sì che “ogni morte non cada nel vuoto”. Secondo il relatore magistrato “la legge è vera se risponde ad un imperativo morale che è dentro di noi, e pian piano attraverso l’impegno costante delle persone restituiremo frammenti di verità alla nostra cittadinanza , al nostro territorio”.

Infine, conclude con l’auspicio rivolto agli studenti di riprendersi la speranza di cambiamento e di credere in un futuro migliore, nella consapevolezza della sfida che li attende. Successivamente, la professoressa Diana rivela le peculiarità caratteriali del cugino sacerdote e ne sottolinea una “sintesi di estremi” il dinamismo, la vulcanicità, l’essere scanzonato, a volte burbero, la calma interiore. Insomma, una persona “speciale nella sua quotidianità, piena di vita e di umanità che aveva sempre presente la dimensione della croce”, come si evince dal suo documento sulla Camorra “Per amore del mio popolo”, rielaborazione eccellente del precedente Documento scritto dai Vescovi, di una chiarezza impressionante che fu distribuito in tutte le Chiese.

In un celebre passo del sopracitato libro sulla criminalità organizzata egli si dichiarava preoccupato ed affermava profeticamente “tra qualche anno non vorremmo batterci il petto colpevoli”. In realtà, c’è stato anche un tentativo sinistro di delegittimare la figura di don Peppe, ma il processo “Spartacus” ha smontato tutte le accuse e le illazioni nei confronti del parroco di Casal di Principe e dopo la sua morte sempre più forte ed incisivo è stato l’amore indissolubile per lui e in suo nome sono nate cooperative, associazioni, attività di volontariato, società no profit, ovvero una solida coscienza civica. La relatrice Diana termina il suo discorso con le parole del cugino sacerdote “bisogna denunciare ed annunciare il bene con la parola e con l’esempio non perdendo mai di vista il rispetto, la giustizia e la solidarietà”.

Il meeting si chiude con l’intervento di alcuni studenti che pongono dei quesiti al magistrato Magi ed alla professoressa Diana e con il saluto della preside Di Ronza che afferma: “Noi siamo sulla buona strada della consapevolezza dei nostri comportamenti nel rispetto della legalità”.

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