Il filosofo Aldo Masullo al Liceo “Cirillo”

di Redazione

 AVERSA. Venerdì 22 febbraio, alle ore 16.30, il Liceo Classico “Domenico Cirillo” di Aversa ospiterà nell’aula magna “Federico Santulli” un prestigioso appuntamento culturale, organizzato nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’istituto scolastico.

Il filosofo napoletano Aldo Masullo incontrerà docenti, studenti e appassionati per discutere con loro di Etica della scienza e libertà politica. La lezione, inserita nel ciclo “Noi… capaci di rivoluzione”, sarà introdotta dal dirigente scolastico Tommaso Zarrillo. Aldo Masullo è professore emerito di Filosofia morale all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Le varie direzioni epistemologiche ed etiche della sua ricerca convergono in una complessa e originale prospettiva antropologica di segno “fenomenopatico”.

Motivi centrali ne sono l’intersoggettività, il tempo, la paticità. Tra i suoi numerosi libri: Struttura soggetto prassi (1962, 1994), Il senso del fondamento (1967, 2008), Fichte: l’intersoggettività e l’originario (1986), Filosofie del soggetto e diritto del senso (1990), Il tempo e la grazia (1995), Paticità e indifferenza (2003), La libertà e le occasioni (2011), Piccolo teatro filosofico (2012).

Al culmine della propria riflessione, nel 2003 Masullo assegna alla filosofia un ruolo di enorme importanza: «Saper assaporare i sapori della vita, gustare a fondo i sensi vissuti, i gusti, perfino pre-gustarli come semplici possibilità, […] è la “sapienza del patico” ovvero, se si ricalca interamente l’etimo greco, è la “patosofia”. […] Con ciò l’idea di filosofia, sottratta all’abusiva funzione sofistico-politica e metafisico-epistemica di potere di assoggettamento e regolamentazione del mondo, non regredisce affatto verso un’irrazionalità da primitivismo sentimentale. Qualsiasi fatto di coscienza, anche il più astratto argomentare logico, è umano solo in quanto è sentito come “mio”, “gustato”, intriso insomma di paticità. […] Riattivare l’originario impulso filosofico vuol dire riprendere l’esercizio (interminabile “ascesi”) dell’“assaporare” le emozioni, provarne il gusto, secondare il flusso del senso. […] Questa è la filosofia che, nell’età dell’indifferenza, può “avere cura” dell’esistenziale paticità dell’umano».

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