Pd: “Quando prevale lo scontro nel padroneggiare”

di Redazione

 ORTA DI ATELLA. E’ triste constatare che se la corruzione ha sempre accompagnato l’agire umano, il degrado morale è oggi diffuso in maniera esponenziale.

Eppure non ci si può rassegnare. Non ci si può rassegnare alla convinzione che una parte minoritaria della società possa determinare una prassi di comportamenti, come fosse quella la normalità e non l’esatto contrario. Purtroppo, gli esempi negativi continui degli inadeguati a gestire la cosa pubblica sembrano avere la meglio. Chi si trova (chissà con quali mezzi e strade) ad essere rappresentante dell’Istituzione, si autoincorona monarca, podestà, despota e crede che lui è lui e gli altri sono un niente, un cavolo. Non persone, oggetti ingombranti nel maniacale progetto di dominio del “capo” di turno.

Questo “furor potentiae” esalta gli “eletti” a tal punto che dimenticano perfino qual è il motivo per cui stanno nell’istituzione. E’ un solipsismo orgasmico che li trasforma in qualcosa che non concepisce più il “dovere”, il “servizio”, la “solidarietà” umana, il “rispetto” degli altri, lo “scopo” del ruolo. Essi, che non realizzano alcun contenuto e spesso non rispettano neppure una parvenza di forma, attaccano da ogni accenno di presunta “lesa maestà”, ad ogni tentativo di farli ragionare inducendoli al confronto e al dialogo.

Il prefetto di Napoli (per esempio), anziché fare un’analisi della reale situazione del territorio, di cui egli è “occhi ed orecchie” dello Stato, che fa? In una stizza di inadeguatezza riprende un servitore della gente, un sacerdote che si batte per i diritti sacrosanti del vivere nella normalità, cioè almeno senza essere avvelenati. Si può essere poveri, disoccupati, precari ma almeno poter respirare sano. Si ha o no il sacrosanto diritto e dovere di protestare, criticare, indignarsi?

Quale la colpa del buon don Maurizio? Aver dato (nientemeno) che della ‘Signora’ al Prefetto di Caserta, collega del detto. Quale termine è più rispettoso e garbato di Signora? Il Prefetto lo sa? Ma il motivo è un altro. “Signor Prefetto, Vostra Eccellenza”, è la forma che timbra il potere, anche se questo potere è vuoto quando non rappresenta la sostanza; nel caso specifico quando non si risolve uno dei tanti problemi che affligge la Campania: quello dei rifiuti.Questo si rappresentava, con rispetto e con umiltà, all’Istituzione; ci si appellava a chi ha per ruolo il coordinamento di tutte le risorse e l’obbligo di vigilare a che tutti gli enti territoriali facciano il loro dovere per la risoluzione dei gravi problemi della gente.

La stessa caratteristica ha, in buona parte, il potere al Parlamento; senza sostanza e spesso anche senza forma degna.Si rappresenta sé stessi e non il popolo. I contenuti, le motivazioni sociali, la finalità del ruolo che si occupa sono latitanti. E, così, a cascata negli Enti periferici (i così detti enti locali) dove, spesso, l’inadeguatezza è la principale caratteristica dei protagonisti.

Allora non i problemi, non la sostanza, non i bisogni dei cittadini vengono affrontati, ma prevale lo scontro per padroneggiare, il dominio sugli altri, la volgarità gratuita, gettando alle ortiche ogni discussione e confronto che riportino al centro i bisogni veri della cittadina. Questo è, anche ad Orta.

Avvilente è assistere ad un percorso amministrativo che si caratterizza non per dialettica positiva sulla realtà oggettiva del territorio ma per aggressioni verbali, sollecitazione a risse, ridicolizzare un momento altamente democratico e rappresentativo come dovrebbe essere il Consiglio comunale. D’altra parte non è così anche nelle istituzioni più alte e perfino in Parlamento? E, anche lì, il problema non è tanto di forma, non è se Scilipoti o Di Pietro e tanti altri hanno poca dimestichezza con i congiuntivi ma se essi sono o meno portatori di contenuti, se sono veri testimoni dei problemi della gente, se sono moralmente impegnati per la società. In questo tempo di grave degenerazione dei “poteri”, giova ricordare l’intervento al Senato romano di Cicerone che, più volte, volle ripetere: “Fino a quando o Catilina abuserai della nostra pazienza?”.

Utile è, ancora, rileggere il “De Officiis” dello stesso dove tratta dei doveri a cui ogni uomo deve attenersi in quanto membro dello Stato. Egli mette in evidenza che la virtù fondamentale è la giustizia e che il suo sovvertimento avviene per cupidigia di denaro o brama di potere ma anche omettendo il proprio dovere verso la società. ‘Il giusto sacrifica il proprio interesse immediato e finanche la propria gloria in nome della patria. L’onestà non può coincidere con la propria utilità.

Oggi, chi (sia pure ministro, onorevole, prefetto, sindaco, semplice consigliere comunale) non ha recepito né vuole recepire queste antichissime ma attuali verità è finito, è “game out”, è inadeguato. Se ne faccia una ragione; cambi (se ne ha la capacità) o si ritiri a casa (se è in tempo).

Ad Orta, i partiti della vera alternativa ed opposizione (come il Pd), che scesero in campo e tuttora lo sono, partirono da quelle premesse: niente deve essere più come prima e non esiste alcun baratto rispetto al programma che caratterizzò, allora, la campagna elettorale e che, ancora di più, è valido di fronte ad un accertato fallimento di obiettivi dell’attuale amministrazione. Rinnovamento al governo del paese; moralità, giustizia, legalità nella gestione della cosa pubblica.

Le “defalliances” umane sono sempre presenti ma i partiti detti (progressisti, riformisti, socialisti e moderati) lavorano per essere artefici di un rifondato metodo di governare, di un impegno che è intimamente legato a responsabilità morale.

Il circolo del Pd di Orta di Atella

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