Riforma Gelmini, proteste in tutta Italia e anche all’estero

di Redazione

 ROMA.La protesta contra la riforma universitaria italiana si allarga. Un gruppo di ricercatori, studenti e dottorandi italiani che lavorano al Cern di Ginevra, uno dei più grandi laboratori di fisica nucleare, si trova sul tetto del palazzo dell’amministrazione centrale “a difesa dell’Università pubblica”.

“Noi, studenti, dottorandi e ricercatori italiani al Cern – spiegano i promotori della protesta in un comunicato – saliamo oggi sul tetto per esprimere la nostra solidarietà a tutti coloro che in Italia stanno difendendo l’università pubblica e la nostra preoccupazione per gli effetti devastanti della riforma Gelmini. I giovani ricercatori che lavorano al Cern – scrivono ancora nella nota – si dedicano con passione alla ricerca in uno degli ambienti più competitivi del mondo, ma l’abnegazione non basta: per mantenere la ricerca italiana al livello di quella degli altri paesi europei sono necessari finanziamenti adeguati ed un sistema universitario pubblico e libero. Se questa riforma passasse – aggiungono i ricercatori italiani del Cern di Ginevra – si metterebbe in pericolo il ruolo di leadership nella ricerca che l’Italia ha conquistato con la fatica e la passione di tanti scienziati”.

I ricercatori del Cern parlano di “un progetto che toglie ai giovani la possibilità di coniugare la programmazione del proprio futuro con il lavorare in un ambiente stimolante e stabile, che subappalta le linee di ricerca a decisioni prese da un Cda in mano ai privati, che difficilmente sarà sensibile alle esigenze della ricerca di base, e che riduce in maniera drastica i finanziamenti ad un sistema universitario già enormemente svantaggiato rispetto alle sue controparti europee. È un progetto – scrivono ancora – che costringe all’esilio molti di noi. Facciamo appello a tutti i parlamentari perchè non votino con leggerezza questo provvedimento. Se passa questa riforma – concludono – il nostro futuro è un buco nero”.

DDL, APPROVAZIONE SCONTATA. Intanto, anche in Italia la protesta contro la riforma continua. Occupazioni e presidi alla vigilia dell’approvazione, che sembra ormai scontata, del ddl a firma del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Il governo, infatti, già pregusta la vittoria, dopo aver incassato anche la rassicurazione dai finiani. Il ministro Gelmini ha, infatti, assicurato che “prima della metà di dicembre la riforma sarà legge”. Un cadeau pre-natalizio che, a suo parere, incontrerà il favore di tanta gente. “Il Paese è con me. Lo vedo quando vado in giro, quando incontro la gente. Sento che il Paese è maturo, forse più della politica, che è pronto al cambiamento che lo vuole e lo chiede”.

PISA. Non la pensano così, a quanto pare, gli studenti che tornano ad occupare atenei e tetti e luoghi simbolo della cultura. La scuola Normale Superiore di Pisa è stata occupata questa mattina dagli studenti. Lo riferiscono fonti universitarie.

BAMBINI DAVANTI A MINISTERO.Alcune centinaia tra docenti, genitori e bambini “armati” di orecchie d’asino colorate e fischietti hanno manifestato davanti al ministero dell’Istruzione a Roma. A viale Trastevere è stato portato un enorme asino fatto di bottiglie di plastica sopra cui si legge la scritta “Taglia taglia e alla fine l’alunno raglia”; dietro gli striscioni “La scuola è una cosa straordinaria” e “La scuola non si tocca”, srotolati sulla scalinata del dicastero. A manifestare sono stati i genitori e gli alunni della scuola elementare Montessori di Roma.

COLOSSEO.A Roma un gruppo di giovani ha recintato l’Arco di Costantino con cartelli di pericolo e del nastro bianco e rosso, quello utilizzato per delimitare strutture a rischio crollo. E’ l’iniziativa degli studenti di archeologia e storia dell’arte dell’università La Sapienza di Roma, che hanno chiesto “la sfiducia” per il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi e hanno protestato contro il ddl Gelmini. “Crolla Pompei, si rivoltano gli atenei”, è stato lo slogan degli universitari, che hanno anche contestato “i nuovi provvedimenti sulla formazione professionale in ambito culturale”.

L’AQUILA.La protesta degli universitari aquilani varca anche i confini della zona rossa del capoluogo di regione distrutto dal terremoto del 6 aprile 2009. L’annunciato sit-in in piazza Duomo in una delle poche aree agibili del centro, ha visto la partecipazione di circa 300 persone. Tra loro molti studenti della Facoltà di Lettere che hanno deciso di varcare le transenne e tornare a fare simbolicamente una lezione all’aperto davanti a Palazzo Camponeschi, uno degli edifici più lesionati. Davanti l’ingresso della vecchia Facoltà gli studenti hanno esposto lo stesso striscione “Contro la riforma salviamo l’Univaq”. “E’ questo il nostro modo – spiegano i giovani – per dire anche dall’Aquila che questa riforma provocherà la morte del nostro sistema universitario”.

POMPEI.

I ricercatori, giunti a Pompei per una manifestazione promossa dalla “rete 29 aprile” insieme a studenti e docenti delle università campane, hanno pagato il biglietto per entrare negli scavi archeologici e poi, una volta varcato l’ingresso, hanno indossato elmetti e srotolato uno striscione con su scritto “Governo della distruzione pubblica, oggi Pompei domani gli atenei”. “Vogliamo il ritiro del Ddl Gelmini – dicono i ricercatori – ma anche porre all’attenzione dell’opinione pubblica la questione del patrimonio culturale italiano, rappresentato dall’incuria e dal degrado degli scavi di Pompei e dell’ambiente campano”.

POTENZA.Per protestare contro la riforma Gelmini, studenti e ricercatori dell’Università della Basilicata sono saliti sul balcone del teatro Stabile, in piazza Mario Pagano, nel centro storico di Potenza, e sul tetto del Campus del rione Macchia Romana. Dal balcone del principale teatro della città è stato esposto uno striscione con la scritta “Giù le mani dall’Unibas”.

ANCONA.Riprende anche l’occupazione del tetto della Facoltà di Ingegneria ad Ancona, dove un gruppo di studenti e ricercatori ha anche organizzato, in vista della discussione e approvazione del ddl Gelmini prevista per martedì, una veglia davanti al Rettorato a simboleggiare “la morte della nostra Università”. La veglia inizierà intorno alle 19.30 e per martedì un gruppo di ricercatori ha proposto l’abbraccio al Rettorato, di nuovo “senza bisogno di sigle sindacali, studentesche o associative che siano”. Un modo per “rendere visibile il loro attaccamento all’Università in questo periodo di gravi difficoltà”.

UDINE.Cinque pupazzi che rappresentano i “caduti” della ricerca sono stati appesi nella notte lungo la Loggia del Lionello, nel centro di Udine. “Appesi a quei fili – commentano gli occupanti, pubblicando le foto dei cinque ‘impiccati’ – ci siamo anche noi, con le nostre speranze ed il nostro futuro”.

VENEZIA. A Venezia gli studenti sono saliti sull’altana di Palazzo Cappello. E poi ancora occupazioni alla Normale di Pisa, cortei a Siena e a Bari. A Cosenza, invece, giovani hanno occupato la zona della stazione dei bus del campus dell’Università della Calabria, ad Arcavacata di Rende, impedendo di fatto arrivi e partenze degli automezzi.

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