Landolfo, apostolo della ‘grande utopia’ ucciso per la seconda volta

di Redazione

Palazzo DucaleSANT’ARPINO. L’Otto giugno cade il centotrenttottesimo anniversario della nascita di Luigi Landolfo, uomo scomodo per il potere, le autorità preposte e l’ordine stabilito.

Infatti, Landolfo, al quale è dedicata una strada del paese di Sant’Arpino aderì a partiti rivoluzionari e al movimento anarchico. Solo una piccola targa dà la titolazione a una strada del paese e su questa è inciso il cognome sbagliato. Landolfo si uccise (o forse fu ucciso) nel 1925 e la sua vita e la sua morte restano un mistero.

Ma l’indifferenza e i “ben pensanti” tentano di ucciderlo per la seconda volta. Su un periodico di storia locale (Rassegna Storica a.X n. 23-24 1984 pg 193-204) un nostro compaesano il prof. Franco E. Pezone pubblicò una biografia del nostro anarchico e sempre nello stesso numero del periodico (pg. 182) preannunciò l’organizzazione di un convegno nazionale per ricordare Luigi Landolfo. L’invito non è stato mai accolto.

Solo lo scorso anno in un convegno su “E. Malatesta e il movimento anarchico in Campania”, voluto dal chiarissimo professor Giuseppe Limone, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza della Sun, anch’egli di Sant’Arpino, il vicesindaco di Sant’Arpino Rodolfo Spanò annunciava che la nuova amministrazione per ricordare la memoria dell’illustre compaesano avrebbe stanziato una somma per una borsa di studio o organizzato un convegno su Landolfo da tenersi a Sant’Arpino.

Ad oggi niente è stato fatto e niente è stato deciso. Landolfo nacque a Sant’Arpino l’8 giugno 1871 in via San Giacomo da una famiglia povera.I soprusi dei “Signori”, la povertà operaia vissuta giorno per giornolo spinsero a schierarsi dalla parte degli oppressi, dei poveri, degli schiavi. Nel 1892 fu studente presso l’università di Ingegneria di Napoli, si iscrisse al Partito Repubblicano Socialista Rivoluzionario, entrando a far parte del Circolo “ Gioventù Operosa” che prese l’iniziativa della manifestazione del 1° Maggio 1892 “con intenti rivoluzionari”. Non vedendo realizzati i suoi sogni egalitaristi si spostò ancora più a sinistra ed entrò nel gruppo Anarchico Bergamasco. Dopo una serie di azioni repressive nei suoi confronti e un breve arresto per essere stato trovato in possesso di manifesti sovversivi, fu arrestato di nuovo con l’accusa di associazione a delinquere avente lo scopo di promuovere tumulti,” l’odio tra le classi sociali e rivolte”, e condannato a 6 mesi di carcere e 100 lire di multa.

Tornato in libertà si laureò in matematica e sposò Annita Carradori. Tornato a Sant’Arpino dovette vivere dando “lezioni private”, in quanto per i suoi precedenti fu escluso dal’’insegnamento in tutte nelle scuole del Regno. Spinto dalla necessità per la nascita di 3 figli (in seguito ne ebbe altri 2) scrisse una lettera al Capo della Polizia (colui che lo aveva perseguitato per le sue idee) per chiedere un lavoro, ma non ebbe mai risposta.

Si dice che, spinto dal dolore per la perdita di una figlia, decise di suicidarsi facendosi decapitare da un treno sulla tratta ferroviaria Sant’Arpino-Aversa in territorio di Cesa, il 20 agosto 1925. Ci auguriamo che, a tanti anni di distanza dalla morte, Landolfo venga ricordato con una lapide, un convegno o una pubblicazione dalla nuova amministrazione. Ben tre Università hanno dato la loro disponibilità a ricordare in qualunque modo l’illustre compaesano vero martire della “Grande Utopia”.

inviato da Roberto Del Prete

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