Donare il cordone ombelicale: una scelta che può salvare la vita

di Redazione

 MADDALONI. Il cordone ombelicale, normalmente eliminato subito dopo il parto, può salvare una vita. Studi recenti hanno infatti dimostrato che il sangue contenuto in quel piccolo “funicolo” è ricchissimo di cellule preziose, le cellule staminali, presenti anche nel midollo osseo.

In alcune malattie, come la leucemia o gravi forme di anemia, il midollo osseo viene danneggiato e non è più in grado di produrre il sangue. Ecco il valore delle cellule staminali placentari: trapiantandole, si può ripristinare la funzione del midollo, che riprende la sua regolare attività. E una donna che decide di donare quel sangue offre a tante persone malate una speranza in più di guarire e tornare alla vita. Donare il sangue del cordone ombelicale è un procedimento molto semplice e non comporta nessun rischio né per la mamma né per il bebè. Il prelievo del sangue placentare avviene infatti quando il cordone ombelicale è già stato reciso.

Il sangue prelevato dal cordone e dalla placenta viene raccolto in una sacca sterile e trasportato presso una banca di sangue placentare (in Campania è la Basco di Napoli – Banca di Sangue di Cordone Ombelicale- diretta dalla D.ssa Canazio) dove viene analizzato e controllato. Se idoneo, viene congelato e conservato in attesa di richiesta da parte dei Centri trapianto. La mamma viene sottoposta a controlli prima e sei mesi dopo il parto per assicurarsi che non sia portatrice di malattie e che non soffra di anemia o di malattie ereditarie, a sei mesi anche il piccolo. La donazione del sangue placentare dunque non causa alcun rischio per chi lo dona (la mamma e il bambino) e può essere prelevato e conservato anche per molti anni.

Nella provincia di Caserta l’unica struttura che esegue il prelievo del sangue placentare è la Clinica San Michele di Maddaloni che, ancora una volta, si conferma all’avanguardia nell’attenzione dedicata a chi si affida alle cure del proprio personale sanitario che è diretto, in questo specifico settore, dal dott. Salvatore Porzio.

La donazione del sangue placentare può essere fatta per se stessi o può essere dedicata (ovvero fatta perché ne possa beneficiare un familiare). Infine è possibile depositarlo semplicemente presso la Banca che lo terrà a disposizione di chi ne abbia bisogno. Un domani le cellule staminali, se depositate per se stessi, potrebbero servire a curarsi da leucemie e linfomi, anemia plastica acquisita, alcuni tipi specifici di tumori solidi, la Sindrome di Shwachman-Diamond o la deficienza immunitaria di adenosina deaminasi. Ma per un altro ricevente le cellule staminali hanno un potenziale curativo enorme che può far fronte a tantissime malattie maligne tra cui diverse forme di leucemia e tumori solidi; malattie metaboliche; deficit midollari; immunodeficienze e altre malattie come la Sindrome di Evans, l’osteopetrosi e l’Istiocitosi delle cellule di Langerhans. Ma non solo, perché la ricerca sul potenziale delle cellule staminale è in continuo divenire.

Probabilmente, in un prossimo futuro, si potranno utilizzare per curare le malattie che colpiscono il sistema nervoso (per esempio il Parkinson, l’Alzheimer e la Sclerosi Multipla) ma anche per combattere infarti, diabete e carcinomi. La donazione del sangue placentare, dunque, è un piccolo gesto che non costa nulla ma che può salvare e migliorare la qualità della vita di moltissime persone: non solo è un gesto previdente per tutelare la felicità futura dei propri bimbi ma è una forma di altruismo quando, donandolo, possa servire ad aiutare una persona meno fortunata.

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