1 febbraio 1979, Khomeyni torna in Iran

di Redazione

Ruhullah Musavi KhomeiniAccadde Oggi. Quando Reza Pahlavi diventa scià dell’Iran, nel 1925, il partito religioso islamico viene costretto alla clandestinità.

Di questa scuola di scienze religiose fa parte il giovane Ruhullah Musavi Khomeini, orfano di padre, di famiglia non ricca, ma che per generazioni aveva fornito imam alla vicina città indiana di Luknow. Con la morte di Reza e la successione di Mohammad Reza Pahlavi, la stretta intorno alla religione islamica sembra ridursi, tanto che Khomeyni diventa ayatollah. E’ un periodo breve, forse collegato alla giovane età del sovrano, che però nel 1953 riavvia il processo di laicizzazione del padre ed il contrasto alla religione. Nel 1963 Khomeyni è tra gli ispiratori di una congiura contro la Scià e fugge in esilio, in Turchia, in Iraq, quindi in Francia a Parigi. Il 16 gennaio del 1979 lo Scià è però costretto alla fuga precipitosa, contro di lui vi è la rivolta di un popolo. Il 1° febbraio del 1979 torna dal suo lungo esilio Khomeyni, che stavolta parte in quarta per realizzare la “repubblica islamica” sempre sognata. Inizia uno dei periodi neri di questa grande nazione, la repressione nei confronti del vecchio regime è fortissima, i morti, fucilati ed assassinati sono migliaia, altrettanti fuggono dall’Iran. Khomeyni si autodichiara “Guida della Rivoluzione” e avvia le elezioni nazionali. Abolito il divorzio, l’aborto, istituita la pena di morte per adulterio e bestemmia, copertura delle donne con il velo, ma su tutto chiusura totale verso gli Stati Uniti. L’Iran precipita nell’isolamento più totale. Khomeyni muore per un cancro intestinale il 4 giugno del 1989, 11 milioni di persone parteciperanno al suo “folle” funerale, che fu sospeso e ripreso dopo due giorni.

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