Il lodo Alfano non è una legge pro-Berlusconi

di Gennaro Pacilio

Berlusconi ROMA. “Non appena Berlusconi è sceso in politica è stato oggetto di un inusitato attacco giudiziario che non è una sua questione privata, ma un drammatico fatto politico e istituzionale.

90 processi, 2500 udienze, 500 magistrati impegnati, 470 perquisizioni, episodi gravissimi come quelli avvenuti nel 1994 con la violazione del segreto istruttorio sul Corriere della Sera e nel 1996 con il caso Ariosto alla vigilia delle elezioni. Questi episodi e molti altri ancora sono la dimostrazione che si è trattato di un uso sconvolgente della giustizia volto a manipolare il quadro politico e ad influire sui risultati elettorali. Solo una buona dose di mistificazione, di ipocrisia e di disprezzo dello Stato di diritto può liquidare tutto ciò come un fatto personale”. Con queste parole, Fabrizio Cicchitto ieri alla Camera ha spiegato come il lodo Alfano – la legge che sospende i processi penali per le prime quattro cariche istituzionali del Paese -sia “una legge necessaria per dare finalmente stabilità di governo e politica al Paese, cercando di porre fine al contenzioso tra una minoranza di magistrati politicizzati e la politica, che da anni sta devastando la normalità della vita democratica e che nuoce allo sviluppo del Paese”. Dal Pdl viene spiegata “l’importanza di una legge che non riguarda una singola persona ma il corretto funzionamento del rapporto tra istituzioni e magistratura. Un passo, che speriamo sia il primo di una lunga serie e che contribuisca a svelenire un clima di contrapposizione che non giova all’Italia e agli italiani”.

Il lodo Alfano non annulla i reati e i processi. Si limita a sospendere quelli che riguardano ipotesi di reato commessi prima di ricoprire la carica istituzionale. Non c’è alcuna impunità ma solamente la sospensione dei processi, che riprenderanno alla fine del mandato. Inoltre, il lodo Alfano non riguarda i reati connessi allo svolgimento delle funzioni istituzionali.

Questa non è una legge ad personam per difendere Berlusconi. Dunque, il capo del governo, chiunque esso sia, si deve occupare del Paese e non dei processi, che vanno sospesi per il bene del Paese, non di quello di Berlusconi.

Perché dare la precedenza a questa legge invece che ad altri provvedimenti più utili ai cittadini. Dal 1992 l’Italia è bloccata dal contenzioso tra una minoranza di magistrati politicizzati e la politica. E’ tempo di togliere di mezzo questo impedimento allo sviluppo del Paese. Con il lodo Alfano si inizia ad interrompere questo circolo vizioso che sta devastando la normalità della vita democratica. Si tratta di una legge necessaria per dare finalmente stabilità di governo e politica al Paese. D’altra parte, i primi atti del Governo hanno riguardato l’eliminazione dell’Ici, la detassazione degli straordinari, la rinegoziazione dei mutui, la sicurezza. Altri provvedimenti economici sono in discussione: il Governo si sta misurando con i problemi reali della società italiana, parte dei quali sono frutto degli errori fatti dal governo Prodi, che hanno aggravato una situazione già difficile per motivi internazionali.

La Corte Costituzionale ha già bocciato nel 2004 il lodo Schifani, che era molto simile al lodo Alfano. Con la sentenza 24/2004 la Corte Costituzionale dichiarò incostituzionale il lodo Schifani perché alcuni singoli aspetti della legge (la sospensione dei processi doveva essere rinunciabile, non doveva avere durata illimitata, ecc.) non furono giudicati congrui. Questi punti sono stati corretti nel lodo Alfano. Se la Corte avesse giudicato che per lo scudo alle alte cariche fosse necessaria una legge costituzionale l’avrebbe detto nel 2004, cosa che non ha fatto.

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