Newsweek, italiani felici: come si spiega?

di Redazione

la copertina di Newsweek“Agony and ecstasy. Italy barely functions.Yet its people are happy. What explain this?”. “Agonia ed estasi. L’Italia funziona a malapena. Eppure il suo popolo è felice. Come si spiega?”.

Si apre così una dettagliata inchiesta sull’Italia pubblicata da Newsweek, il più autorevole “magazine” statunitense ed internazionale.

Ampio spazio al dramma “munnezza” di Napoli, agli irrisolti problemi urbanistico-ambientali di Venezia, al debito pubblico galoppante, allo sviluppo economico bloccato, alle pesanti ingerenze del Vaticano nello Stato, alle indefinite prospettive politiche del “dopo-Prodi” e del Veltronismo, al probabile successo della ricandidatura a premier di Berlusconi, definito senza mezzi termini “tycoon-showman”, miliardario-uomo di spettacolo…..ed è quanto dire per una cultura come quella statunitense che ha sempre avuto un benevolo occhio di riguardo verso i “self-made-man”, gli uomini che si sono fatti da soli!

“Come è possibile – si chiede Newsweek – che un Paese così delizioso si sia ridotto in tali disastrate condizioni politiche ed economiche?”.

Insomma, è un quadro niente affatto esaltante (volendo essere eufemistici!) quello offerto dalla prestigiosa rivista americana. Eppure è questa, e non altra, l’immagine che, già da un bel po’ di tempo, si ha dell’Italia all’estero.

Un’immagine – inutile ed ipocrita negarlo – assai vicina alla realtà. A poco o nulla vale ancora citare le nostrane, immense e per certi versi uniche bellezze naturalistico-ambientali ed artistico-culturali. L’Italia, ex quinta potenza economica mondiale, è scivolata lentamente a livelli assai prossimi ai Paesi in via di sviluppo, venendo surclassata “in toto” in Europa perfino da nazioni come la Spagna, uscita in tempi relativamente recenti da una buia, chiusa ed ultratrentennale dittatura.

Per spiegare questa involuzione italiana l’articolo di Newsweek tira in ballo, tra l’altro, il “dolce vita factor”, cioè quella peculiare tendenza degli italiani a godersi la vita nonostante i problemi che li sovrastano; una tendenza che mette in luce l’antico mix di leggerezza, superficialità ed individualismo reso celebre fin dal Rinascimento con l’adagio mediceo: “Chi vuol essere lieto sia, del diman non v’è certezza!”.

E” eccessivo affermare ciò? Crediamo che un fardello perenne di evasione fiscale (quantificata in circa cento miliardi di vecchie lire) ed una diffusissima economia “in nero”, specie nel Mezzogio rno, dovrebbero essere elementi più che eloquenti in merito.

Tuttavia alla stampa ed all’opinione pubblica estere mancano ulteriori parametri di valutazione.

L’italiano non si limita a “fregarsene e godere”, per quanto oggi il “godere” sia abbastanza limitato da stipendi, salari e pensioni ridotte all’osso….anche se ci sono sempre i prestiti bancari e a volte il ricorso agli usurai. No, l’italiano medio manifesta una caratteristica che trova massima espressione nella definizione partenopea del “chiagne e fotte”.

La lamentela pubblica è un “leit motiv” costante ed è quasi sempre diretta a quel potere che gli stessi “lamentatori” hanno provveduto ad insediare col voto democratico appena qualche anno o qualche mese prima. Un recente saggio-pamphlet del caustico e provocatorio ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga s’intitola non a caso: “Italiani sono gli altri”.

Ogni italiano, insomma, giudica ferocemente i suoi connazionali, potenti o comuni mortali, sentendosi come uno spettatore esterno, un extraterrestre disceso da poco da un’astronave proveniente da Marte. E’ accaduto in molti momenti topici del Paese: dal Mussolini prima osannato negli “anni del consenso” e poi appeso cadavere a testa in giù, ai politici di Tangentopoli prima adulati, supervotati e “sfruttati” e poi sputacchiati e reietti.

E’ un ’ipocrisia farisea etno-antropologica, quella italiana, che deve moltissimo alla cultura clericale che pervade storicamente lo spirito ed i comportamenti nostrani. Tanto che qualcuno, per spiegare il nostro divario culturale e sociale rispetto a quell’Europa più avanzata, osservò giustamente che “l’Italia ha subìto la Controriforma senza conoscere la Riforma”. E non a caso, v’è da aggiungere, l’Unità politico-geografica italiana (reale o solo formale?) si è compiuta in notevolissimo ritardo in confronto a quella degli altri Paesi europei.

Mosaico complesso, quindi, l’“esprit italienne”. Si cerca e si insegue l’”Uomo della provvidenza” per poterlo poi trasformare in “capro espiatorio” delle nefandezze individual-collettive; ci si inchina pubblicamente alla solidarietà, alla morale e ai dogmi cattolici (e si biasima fortemente chi non lo fa) e ci si comporta poi privatamente da egoisti e spregiudicati libertini. Si criticano con sussiego gli eccessi di consumi superflui e poi si corre ad acquistare l’ultimo modello di telefonino cellulare. E via di questo passo.

“Agony and ecstasy. Italy barely functions. Yet its people are happy…..”. “Agonia ed estasi. L’Italia funziona a malapena. Eppure il suo popolo è felice…..”. Ecco come si spiega.

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