Dissociatore molecolare, intervista al direttore dell’azienda

di Redazione

Dissociatore MolecolareAVERSA. Continuiamo ad affrontare un tema appassionante che sta dividendo la popolazione in due fazioni: i favorevoli (molti) e i contrari (pochi) alla costruzione dei Dissociatori Molecolari per risolvere l’emergenza rifiuti in Campania.

Sull’argomento abbiamo intervistato il dottor Carnevali, direttore tecnico dell’EnerGo, l’azienda che ha ottenuto dalla Enerwaste International Corporation la concessione, in esclusiva per il bacino del mediterraneo, dello sfruttamento delle tecnologie legate ai gassificatori d’ultima generazione, altrimenti detti: Dissociatori Molecolari.

La Enerwaste International Corporation è una Società che opera, con tecnologie proprietarie ed esclusive, nel campo del trattamento dei rifiuti con recupero energetico, fin dagli anni settanta. Ha realizzato, nel corso dei vari anni, già diverse installazioni nelle quali sono trattati rifiuti d’ogni tipo: dai rifiuti solidi urbani preselezionati a quelli indifferenziati, dai rifiuti industriali a quelli ospedalieri. La Enerwaste ha sviluppato le nuove tecnologie, per ottenere la massima affidabilità e semplicità d’uso, unitamente ad una ridotta richiesta di manodopera e con un elevato rendimento energetico.

Dottor Carnevali da quanto tempo opera in Italia la EnerGo? La società opera in Italia da poco più di un anno. È una società a capitale interamente italiano, però la tecnologia che utilizziamo è americana.

Lei è a conoscenza del dramma che sta vivendo la nostra Regione? Certamente, le tragiche notizie che ogni giorno riportano i mezzi di comunicazione di massa, lasciano sconfortati anche noi.

Quanto tempo occorre per costruire un Dissociatore Molecolare di media grandezza? Se c’è la volontà delle autorità politiche comunali, provinciali e regionali, in sei mesi sono pronte le autorizzazioni e, una volta avuta la commessa, in dodici/quattordici mesi l’impianto può entrare pienamente in funzione.

Dottor Carnevali, quanto costa realizzare un impianto in grado di distruggere 200 tonnellate di rifiuti ogni giorno? Diciamo che costruendo due impianti da 120 tonnellate il giorno si possono spendere all’incirca 32 milioni d’euro (16 milioni per ognuno). Producendo energia elettrica, inoltre, i costi di costruzione degli impianti si ammortizzano in tre anni.

Alcuni scettici sostengono la tesi che l’impianto è in grado di distruggere solo quantitativi minimi di rifiuti. È vero? Assolutamente no! L’impianto è modulare. Si va da un minimo di 24 tonnellate il giorno ad un massimo di 200 tonnellate il giorno per ogni unità. Oltre le duecento tonnellate al giorno è preferibile raddoppiare il sito per evitare anche i problemi causati dall’adduzione dei rifiuti (camion, rumore, dissesti stradali ecc.).

I dissociatori molecolari possono trattare tutti i tipi di rifiuto? Certamente si. Ad esempio, l’impianto in funzione da oltre due anni in Islanda tratta tutti i tipi di rifiuti, anche l’indifferenziato.

Quindi potrebbe trattare anche le famose ecoballe? Certo, potrebbe “ingoiare” anche le famose ecoballe campane. (Il problema è la quantità spropositata delle stesse. 4.500.000 ecoballe solo a Taverna del Re. Occorrerebbero vari impianti dislocati in tutta la regione per poter distruggere tutto in tempi brevi).

Ci sono impianti già funzionanti in Italia? Come le dicevo, operiamo in Italia da appena un anno. In quest’anno abbiamo fatto conoscere agli italiani il nostro “prodotto”. Ora dopo la prima fase di conoscenza da parte del mercato siamo passati alla fase di realizzazione. Alcuni impianti, uno in provincia di Gorizia, uno in provincia di Perugia e uno in Lombardia, molto probabilmente vicino Milano, saranno realizzati in tempi brevi.

Sono enti pubblici quelli che vi hanno commissionato gli impianti? Gli impianti di Gorizia e Perugia sono stati commissionati da ditte private, quello di Milano, dalla Regione Lombardia. Le ditte private erano già “proprietarie” dei rifiuti e, quindi, sfruttando anche le leggi che consentono un iter privilegiato per ottenere le autorizzazioni, entro tempi brevi si potrà dare inizio alla costruzione degli impianti che dovrebbero entrare in funzione dopo un anno al massimo (in due anni, con 16 milioni d’euro, si vedranno consegnare un impianto che dopo tre anni ammortizza i costi e dal quarto anno produce reddito, non male come affare!). Per quanto riguarda l’impianto lombardo, tutto è nato da un convegno tenutosi presso la sede della Regione Lombardia. Dopo il convegno, convinti dalla bontà del prodotto i dirigenti regionali hanno manifestato la volontà d’iniziare, prima con pochi impianti e poi massicciamente, la costruzione dei dissociatori.

Che superficie occorre avere a disposizione, per poter pensare di costruire un Dissociatore? Una superficie minima, per trattare 200 tonnellate il giorno di rifiuti, potrebbe essere di circa otto/diecimila metri quadrati. Un capannone di duemila metri quadrati con un terreno intorno d’altri seimila/ottomila metri. La superficie varia secondo vari fattori: tipologia e quantità di mezzi di trasporto, tipologia dei rifiuti ecc. (se diecimila metri quadrati vi sembrano molti, tenete presente che la superficie occupata dalle ecoballe è di decine di chilometri).

Dottor Carnevali, in Europa ci sono già altre società come la vostra? I dissociatori sono la soluzione che tutti cercavano. Anche nel resto d’Europa c’è un grande interesse per questa tecnologia. Ogni giorno nascono nuove società che si occupano dell’argomento in questione.

Come mai, proprio negli Stati Uniti, in proporzione, sono meno diffusi? Prima di tutto negli Stati Uniti non esiste alcun incentivo a favore di chi produce energia dai rifiuti. Fino a pochissimo tempo fa il problema delle discariche era completamente sconosciuto. Le autorità delle grandi città americane non si sono mai posto il problema perché le distanze sono enormi. Le discariche non davano fastidio a nessuno, ma ora che si sono accorti del problema di dover depositare i rifiuti di duecentocinquanta milioni di persone stanno correndo ai ripari e anche li sono in costruzione decine d’impianti molecolari. Nel passato i dissociatori erano usati solo per la distruzione dei rifiuti ospedalieri o nelle basi dell’Esercito americano, o per produrre vapore.

Lei sarebbe disposto a partecipare ad un incontro con la popolazione, in contraddittorio con altri esperti, per illustrare i vantaggi dei dissociatori e per sottoporsi al fuoco di fila delle domande di chi solleva ancora molti dubbi sulla reale efficacia del sistema? Sono a Sua completa disposizione. Mi farà un enorme piacere rispondere a qualsiasi tipo di domanda vorrete pormi. Utilizzerò anche filmati, foto, schemi e quant’altro sarà necessario per dissipare qualsiasi dubbio sulla questione della sicurezza. Tenga conto che grazie all’EnerGo già centocinquanta persone hanno avuto la possibilità di vedere direttamente sul posto (in Islanda) il funzionamento dell’impianto di Husavik.

Nell’attesa, quindi, dell’incontro, il “testimone” passa nelle mani della Geo Eco, che a detta del dottor Carnevali, avrebbe la possibilità di sfruttare la legge che prevede una procedura semplificata per far ottenere le autorizzazioni a costruire questo tipo d’impianti, alle società “proprietarie” dei rifiuti. In cinque/sei mesi si potrebbero avere tutte le autorizzazioni di legge per completare l’impianto nei successivi dodici/quattordici mesi. Una volta completato, dopo circa tre anni, l’impianto comincerebbe a “sversare” denaro sonante nelle casse della Geo Eco. Se la sente il dottor Isidoro Orabona di “rifiutare” quest’occasione?

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