Piccole storie dell’Italia che muore

di Redazione

italia a pezziCon una lenta agonia l’Italia si sta spegnendo, è invisibile, ma esiste. Non è chiusa nei palazzi del potere, è racchiusa negli animi della gente che soffre tutti i giorni. Oggi voglio raccontarvi piccole storie simili tra loro, che raccolgono la sofferenza di chi non riceve un aiuto concreto dalle istituzioni.

Quei cavilli che mettono nelle leggi finanziarie a sostegno dei cittadini, come quelli appena approvati dal Senato, sono l’ennesimo tentativo di prendere in giro gli italiani.

Partiamo dalla prima storia, una donna minuta che solo a guardarla ti fa capire che è avvolta da tanta desolazione. Vedova, i figli tutti sposati, con 430 euro di pensione al mese. Si trova già in una situazione che va ben oltre la soglia della povertà oltretutto ha uno stato imbarazzante con il fisco. Non ha mai navigato nell’oro, ciò gli ha impedito a volte di pagare qualcosa al fisco. Oggi gli viene recapitata una cartella esattoriale, giusta per le leggi dello stato, ma imbarazzante per chi la riceve e non ha come pagarla. Ebbene, questa persona mette a disposizione del fisco 50 euro della sua pensione per onorare il suo debito, questo dimostra la grande dignità e la serietà degli italiani. Gli viene risposto dai signorotti del potere legalizzato dallo Stato, vale a dire le tante società di riscossioni, messe in piedi dal sistema per mandare in crisi i cittadini, che non è possibile e che il saldo deve avvenire immediatamente. Qui voglio soffermarmi un po’, dico questo perché è giusto pagare le tasse, ma da diversi mesi il mio punto di riferimento è l’articolo 3 della Costituzione italiana. È compito della Repubblica mettere in condizione il cittadino di vivere dignitosamente, questo non succede perché lo stato preleva dalle tasche del cittadino il 50% di quello che guadagna, in barba proprio all’articolo 3 mettendo in uno stato di difficoltà il cittadino, poiché quello che guadagna non gli consente di vivere dignitosamente. Oltretutto continua a chiedere ulteriormente altre soldi ai contribuenti, mentre i politici si aumentano lo stipendio di 800 euro, ciò è avvenuto pochi mesi orsono. Per continuare con la mia storia, la poverina ora si vede ipotecare l’unico bene che è riuscito a mettere su nella sua vita: la casa, beffa nella beffa.

Altra storia: una giovane ragazza lavora da nove anni in una cooperativa di servizi, quelle rosse per intenderci, ogni mattina si alza alle 5, poiché vive in periferia, prende l’autobus per raggiungere la stazione più vicina, prende il treno per raggiungere il centro, prende un altro autobus per arrivare al luogo di lavoro. Stesso viaggio al ritorno, arriva a casa alle diciannove stanca morta. Questo per guadagnare 600 euro di stipendio al mese: anch’essa sotto la soglia della povertà, paga la rata della piccola utilitaria che ha comprato e si pente di averlo fatto, paga l’abbonamento dell’autobus e del treno, gli restano ben poco, all’incirca 300 euro. Non ha una casa sua, vive con i genitori, in effetti, questo soggetto fisico fa parte di coloro che il ministro Tommaso Padoa Schioppa ha chiamato “bamboccioni”. È meglio che il ministro renda palese a quanto ammonta il suo di stipendio prima di affermare cose assurde contro i giovani, per giunta con provvedimenti ancora più mortificanti. Perché questa non è vita, con trecento euro al mese non si fa un bel niente, figuriamoci prendere in affitto un appartamento o comprarlo: siate seri.

Andiamo avanti. Piccolo artigiano o piccola impresa, per intenderci la categoria che i sinistroidi additano come evasori. Apre la sua botteguccia con grande orgoglio, costretto a farlo per le precarie condizioni di salute. Quarantacinque giorni dopo aver fatto l’iscrizione alla camera di commercio gli arriva la cartella esattoriale dell’Inps, chiedendogli di dovere allo stato la somma di 2.000 euro, chiaramente in comode rate, con una già scaduta e soggetta a more. Non ha ancora iniziato, sta allestendo la sua piccola azienda, oltretutto con un prestito per poterla mettere su, grazie al sostegno di qualche parente che gli ha fatto da garante, e dopo nemmeno 45 giorni è già debitore nei confronti dello Stato di 2.000 euro. Passa il primo anno, che è un disastro dato che qualsiasi cosa si inizia è un cammino difficile. Passa anche il secondo con affanno, rendendosi conto che deve allo Stato già 4.000 euro di contributi Inps non pagati, la dichiarazione dei redditi del secondo anno di attività che il bravo commercialista gli ha redatto in base allo studio di settore, vale a dire il 33% di quello che hai o non hai guadagnato, allo Stato non importa basta che paghi e stai zitto, siamo in una democrazia ma bisogna capire in che tipo di democrazia siamo, bisogna pagare e basta perché altrimenti sei considerato un evasore. In poche parole quest’altro soggetto appartenente alla democrazia della Repubblica italiana è diventato anch’esso moroso e, prima o poi gli verrà notificata una cartella esattoriale che gira intorno ai 6.000 euro, dovrà pagare altrimenti gli verrà ipotecato un bene, oltretutto deve pagare il finanziamento che ha contratto per aprire l’attività. In conclusione, questo povero cristo per crearsi un lavoro, che lo Stato non gli ha dato, deve solo suicidarsi per uscire da questa situazione. Chiude l’attività, invece di ammazzarsi, per il bene dei figli si arrangia a fare lavori saltuari, poiché il lavoro fisso o dignitoso non c’è. L’ha sempre cercato e mai trovato, per questo aveva deciso di aprirsi un impresa. Sta pagando i debiti accumulati per quel sogno che non è arrivato, quei debiti finirà di pagarli nel 2025. Signorotti del potere questa è la vera Italia, quell’altra parte, cioè: grandi gruppi assicurativi, gruppi industriali, banche, ed altro, sono legati a voi ma l’Italia vera è lontana da voi, è composta di cittadini seri e onesti che per colpa vostra stanno andando alla rovina.

Queste tre storie sono comune a milioni di cittadini che stanno soffocando, mentre voi avete ancora il barbaro coraggio di chiedergli soldi, è vostro compito diminuirgli le tasse e trovare fondi per sostenere tutte queste difficoltà visibili che ci sono nel paese. In Germania un professore prende 2.200e uro al mese, da noi 1.200 euro, in Germania quel professore sta bene, da noi è povero. L’operaio in Germania prende 2.000 euro al mese, da noi 900/1.100 euro, in Germania l’operaio sta bene, da noi è povero, così andando avanti all’infinito su tutte le categorie. Siete voi che avete tolto il potere di acquisto agli italiani. La colpa è solo e soltanto dell’euro, che voi avete voluto perché nessuno lo ha chiesto, con la lira anche se si stava male, come molti asseriscono, si stava meglio. Vicino alla grande disgrazia dell’euro va messo sul piatto del disastro anche una cattiva gestione politica, la quale, ha pensato più ad interessi propri e di partiti che agli interessi della gente. Sciupando tanti soldi inutilmente, in primis, il costo sproporzionato dei politici e della politica, e non ha vigilato sul costo troppo alto della vita dopo l’euro. Un pensionato deve vivere con 480 euro al mese, mentre un politico con 12.000 euro. Questa è una discriminazione sociale in netta contraddizione con l’articolo 3 della costituzione italiana, non solo, basta leggere la prima parte della Costituzione italiana per capire che i politici fanno tutto l’opposto di quello che è scritto. La democrazia è un bene e va difesa a denti stretti, ma ha un costo, noi lo stiamo pagando amaramente questo costo. Anche in altri paesi europei vige la democrazia e si vive bene, solo la nostra democrazia non ha mai funzionato, chissà perché?

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
RedazioneWhatsappWhatsApp
Condividi con un amico