Restauro a metà per S. Francesco

di Redazione

S. FrancescoAVERSA. Basta varcare la soglia del pronao per trovarsi catapultati in una dimensione che invita alla spiritualità e al raccoglimento, oltre che allo stupore per lo splendore dell’arte che come in una una galleria, attraversa i secoli, passando dall’austerità ieratica delle icone del XIII secolo alla fantasmagoria dei marmi policromi barocchi, che non coprono, ma anzi esaltano la bellezza delle tele del 600: benvenuti nel complesso monumentale di san Francesco, interessato a partire dal Novembre del 2004 da restauri complessi, i più significativi dopo quelli successivi al terremoto dell’80.

S. FrancescoMa il complesso fatica ad essere restituito alla città: mancanza di fondi, che non rendono ancora accessibile uno dei più importanti centri di spiritualità, fondato forse dalla stessa suor Agnese, sorella di Santa Chiara, e che secondo antichi documenti, ospitò persino il Poverello d’Assisi in viaggio in Italia meridionale. «Sono due anni che la Soprintendenza inserisce nel suo programma annuale il completamento dei lavori di restauro di san Francesco, ma ogni volta mancano i finanziamenti», racconta Monsignor Pasquale De Cristofaro, Rettore della Chiesa di San Francesco, una vita consacrata a questo tesoro dell’arte che è venuto scoprendo negli anni, con l’emergere sotto pesanti strati di intonaco, di luminosi affreschi, testimonianza viva della fede del passato. «Il monastero delle Clarisse era uno dei centri di preghiera più importanti della città, arrivato a contare nell’800 anche 90 monache di clausura – racconta don Pasquale che custodisce il ricordo di quella storia, conclusasi agli inizi degli anni ’80 con la morte dell’ultima suora, Maria Consilia – Eppure, nonostante la clausura, il rapporto con la città era sempre vivo, attraverso la beneficenza che le suore facevano vendendo i loro ricami ai ricchi». E proprio molti di quei ricami, intessuti in filo d’oro, insieme alle ricchezze strappate anche fortunosamente ai ladri sempre in agguato, (otto anni fa entrarono in chiesa usando una delle due ruote, utilizzate in passato anche per gli esposti) potrebbero costituire il cuore del Museo che la struttura dovrebbe ospitare. «Bisogna andare avanti in ogni modo con i lavori, per farne un centro in grado di irradiare cultura». Con i fondi del gioco del Lotto (inizialmente erano previsti 2 milioni di Euro, subito decurtati del 30% dalla Finanziaria) è stato restaurato il pronao, il Belvedere attraverso cui le monache assistevano, dall’alto alla vita della città e molti interventi hanno riguardato il recupero degli importanti affreschi. Ma molto resta ancora da fare a partire dalla sistemazione del chiostro, per arrivare al completamento della sala che si intende adibire a zona multimediale, passando per ulteriori interventi su elementi d’arte. «Si procede a singhiozzo anche grazie all’intervento di qualche privato benefattore» – prosegue il Rettore, più volte intervenuto personalmente per sostenere i lavori. In attesa del museo, della sala multimediale per conferenze si cerca di fare il possibile, anche aprendo la struttura per matrimoni. Purtoppo i fondi dell’8 per mille sono destinati solo alle parrocchie, e questa struttura è talmente bella che merita in ogni modo di tornare al suo splendore».

Il Mattino (ANNA SGUEGLIA)

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