MODENA. Hanno portato via tutte le attrezzature (videocamere, computer fissi e portatili, microfoni e strumenti per il montaggio video), lasciando oggetti di valore e le analoghe attrezzature del suo coinquilino e collega.
E successo, nella notte tra sabato e domenica, ma il colpo è stato scoperto solo domenica sera, in casa del giornalista di Report Alberto Nerazzini, in una villa in affitto sui colli bolognesi. Un colpo messo a segno, secondo gli inquirenti, da professionisti che sono entrati dalla finestra, lasciando un leggero segno di effrazione, e hanno trafugato il materiale senza mettere nulla in disordine. Tutto era al proprio posto, comprese le attrezzature del suo collega giornalista. Mancavano solo le sue. Da qui pochi dubbi sullo scopo intimidatorio del furto, sul quale indaga la polizia.
Intanto, il reporter è disperato: In quei computer cerano il mio archivio degli ultimi sei anni. Non posso più lavorare. Se mi volevano tagliare le gambe me le hanno tagliate. Ripartirò, ma mi servirà del tempo.
Di recente, Nerazzini è stato in Calabria, a Locri, a seguire un delicato processo di ndrangheta, dove ha fatto interviste e riprese in aula. E negli ultimi giorni di giugno una televisione canadese aveva trasmesso una sua inchiesta sulle ramificazioni della ndrangheta in Canada, lavoro che aveva avuto molto risalto su giornali e tg, e che ha suscitato molto scalpore a Toronto, dove è stata appena aperta una commissione dinchiesta. Sempre a Toronto, nei giorni scorsi,ci sono stati per la prima volta due omicidi legati alla malavita calabrese. Nellultimo mese, infine, Nerazzini aveva cominciato a lavorare anche ad unaltra inchiesta molto delicata, per cui aveva iniziato a incontrare persone.
Non è la prima volta che il giornalista subisce atti che hanno laspetto dellintimidazione: nel 2002 a Roma la sua casa fu interessata da un incendio di cui non si riuscì mai a dimostrare con certezza le cause.