21 febbraio 1848, pubblicato il Manifesto del Partito Comunista

di Redazione

Karl Marx e Friedrich Engels lavorano attorno al manifesto per circa un anno, poi il 21 febbraio del 1848 lo pubblicano a Londra con il titolo originale di “Das Manifest der Kommunistischen Partei”, in italiano “Manifesto del Partito Comunista”.

Per la pubblicazione in Italia bisognerà però attendere il 1891. L’opera viene praticamente “confezionata” su ordinazione, è infatti la Lega dei Comunisti che desidera esprimere il proprio progetto. Secondo gli autori la storia è storia di lotta di classe, la ricchezza di una classe (qualcuno oseremo dire), prevede sempre lo sfruttamento di un’altra classe, che nel caso è il proletariato. Il tutto passa attraverso lo Stato che amministra gli affari di tutta la borghesia, il proletariato dovrà unirsi in classe ed abbattere la stessa borghesia. Alla dittatura della borghesia si dovrà sostituire la dittatura del proletariato, quindi si arriverà al comunismo, cioè ad una società che non ha più classi.

Dieci i punti proposti:

  1. Espropriazione della proprietà fondiaria ed utilizzo della rendita fondiaria per le spese dello Stato

  2. imposta fortemente progressiva

  3. abolizione del diritto di successione

  4. confisca delle proprietà di tutti gli emigrati e ribelli

  5. accentramento del credito nelle mani dello Stato

  6. accentramento di tutti i mezzi di trasporto in mano allo Stato

  7. moltiplicazione della nazionalizzazione delle fabbriche e degli strumenti di produzione, con miglioramento dei terreni

  8. eguale obbligo di lavoro per tutti, costituzione di eserciti industriali ed agricoli

  9. unificazione degli eserciti industriali ed agricoli per l’eliminazione dell’antagonismo tra campagna e città

  10. istituzione pubblica gratuita per tutti, eliminazione del lavoro per i fanciulli.

Al socialismo utopistico, unica formula accettabile, sostituiscono il socialismo scientifico che dovrà avere capacità di schierarsi e lottare per il proletariato. L’invito all’internazionalismo (proletari di tutto il mondo, unitevi!), resta quindi un obbligo per le generazioni che verranno. Da allora acqua sotto i ponti ne è passata e forse qualcosa è certamente cambiata.

“Uno spettro si aggira per l’Europa, lo spettro del Comunismo…è ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze e,che contrappongano alla favola lo spettro dello spettro del comunismo un manifesto del partito stesso…” Dichiarazione di intenti in apertura del libro

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