Napoli – Tre giorni di confronto scientifico hanno trasformato Napoli in un laboratorio nazionale dedicato allo studio dei rischi naturali, di quelli legati all’attività umana e alle strategie per rendere i territori più resilienti. Il capoluogo campano ha ospitato il Final Meeting del progetto Return, un’iniziativa guidata dall’Università “Federico II” e finanziata con 115 milioni di euro dal Pnrr, che ha riunito la più grande comunità italiana impegnata su questi temi. Una platea composta da ricercatori, istituzioni e tecnici ha tracciato il bilancio di un percorso che ha combinato innovazione, multidisciplinarità e applicazioni concrete per la sicurezza del Paese.
L’incontro conclusivo – La sessione finale, coordinata dal presidente della Fondazione Return, Andrea Prota, ha visto l’intervento di Paola Pagliara, direttrice dell’Ufficio Attività tecnico-scientifiche per la previsione e prevenzione dei rischi, che ha portato il saluto di Fabio Ciciliano, capo dipartimento della Protezione civile. “La nostra istituzione – ha commentato Pagliara – è membro fondativo di Return. Fin dall’inizio ho dato fiducia alla comunità scientifica che si è aggregata intorno a questo progetto, e sono convinta che i risultati scientifici che avrebbe prodotto sarebbero stati importanti, innovativi”.
Il riconoscimento ai giovani – Nel corso del meeting, sette giovani ricercatori sono stati premiati per le loro presentazioni scientifiche. Un gesto dal forte valore simbolico, come spiegato dal responsabile scientifico del progetto, Domenico Calcaterra: “Nell’ambito di oltre sessanta presentazioni abbiamo dato sette premi, e a testimonianza dell’importanza che noi abbiamo attribuito in tutti questi anni ai giovani colleghi che hanno contribuito a questo progetto”.
I premiati – Tra i premiati Marco Capodice, Elisa Costamagna, Jennifer D’Anna, Mariano Di Domenico, Marco Kneuver, Fabio Rollo e Paola Mazzoglio, che ha illustrato i risultati della sua ricerca: “Il mio ambito di ricerca è principalmente lo studio degli eventi estremi che abbiamo condotto su scala nazionale per studiare i trend, cioè le variazioni negli estremi di precipitazione, sia quelli un po’ più rari, sia quelli più ordinari”. IN ALTO IL VIDEO

