L’ombra del clan dei Casalesi nel gioco online: arresti tra Salerno, Napoli e Foggia

di Redazione

Un sistema parallelo di gioco on-line, costruito con una struttura piramidale capace di generare oltre 25 milioni di euro e alimentare anche gli interessi del clan dei Casalesi, è finito nel mirino dei carabinieri del Nucleo investigativo di Salerno. Nelle province di Salerno, Napoli e Foggia, i militari hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali emessa dal gip del Tribunale di Salerno su richiesta della Procura, arrestando Domenico Chiavazzo, Paolo Memoli e Giovanni Petruzzellis. Per i primi due è stata disposta la custodia in carcere, mentre per il terzo gli arresti domiciliari.

L’indagine – Le attività investigative, condotte attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, sistemi di videosorveglianza e l’escussione di collaboratori di giustizia, hanno portato a ritenere i tre, allo stato, promotori, capi e organizzatori di un’associazione per delinquere finalizzata al gioco on-line abusivo, alla raccolta di scommesse, all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, al riciclaggio, all’autoriciclaggio e al trasferimento fraudolento di valori. Per il reato relativo al gaming illegale è stata contestata anche l’aggravante dell’associazione mafiosa, ritenendo sussistenti indizi di agevolazione alla fazione Schiavone del clan dei Casalesi.

Lireservice e il sistema dei Totem – L’ordinanza ha fotografato il funzionamento della piattaforma on-line “Lireservice”, basata su apparecchiature denominate Totem, in realtà computer collegati a una piattaforma madre riconducibile agli indagati. I terminali sarebbero stati collocati presso numerose attività commerciali su tutto il territorio nazionale, dando vita a un circuito parallelo a quello dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, apparentemente regolare e in grado di far affluire ingenti somme di denaro all’organizzazione eludendo controlli, limiti di legge sulle puntate e sul valore delle vincite.

Misure reali – Il gip ha disposto anche sequestri patrimoniali, ritenuti riconducibili al presunto capo-promotore e ad altri 14 indagati qualificati come intestatari fittizi e riciclatori. Il provvedimento riguarda società riconducibili al gruppo, due autovetture di lusso (una Porsche Cayenne e un’Audi Q8), numerosi immobili – tra cui 17 tra fabbricati aziendali, locali commerciali, appartamenti di pregio e tre terreni – oltre a somme di denaro per un ammontare pari a circa 1 milione e 500mila euro. Il valore complessivo dei sequestri è stato stimato in almeno 4 milioni di euro, mentre quello delle società sarà quantificato dopo l’immissione in possesso da parte dell’amministratore giudiziario nominato dal gip.

Il flusso del denaro – Secondo le ipotesi investigative, i proventi dell’attività illecita sarebbero stati veicolati attraverso i vari livelli della struttura piramidale fino alle casse dell’organizzazione, in contanti oppure tramite versamenti su carte ricaricabili. Contestualmente sarebbe stato costruito un articolato sistema societario, utile a riciclare e reimpiegare le disponibilità finanziarie nel comparto immobiliare, attraverso società cartiere e prestanomi. IN ALTO IL VIDEO

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