Teverola, inchiesta sul clan Picca-Di Martino: Dda chiede 337 anni di carcere

di Redazione

È una requisitoria imponente, quella pronunciata dal pubblico ministero Simona Belluccio della Direzione distrettuale antimafia, nell’aula del tribunale di Napoli. La richiesta dell’accusa ammonta complessivamente a 337 anni di reclusione, un conto salatissimo presentato ai venticinque imputati che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato. Al centro dell’udienza vi è l’inchiesta che, nel novembre 2023, ha portato all’azzeramento del gruppo criminale ritenuto un’articolazione del clan dei Casalesi, attivo nell’area normanna tra i comuni di Teverola e Carinaro, con ramificazioni ad Aversa, Trentola Ducenta e Orta di Atella. La Dda ha ricostruito l’organigramma e le attività di una cosca capace, secondo gli inquirenti, di riorganizzarsi rapidamente attorno a figure storiche ritornate in libertà.

Il ritorno dei boss e le pene richieste – L’intera impalcatura accusatoria poggia sul ruolo egemone di due figure chiave: il boss Aldo Picca, che ha optato per il rito ordinario, e Nicola Di Martino, 54 anni, di Teverola. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, i due, una volta scarcerati dopo una lunga detenzione, non avrebbero perso tempo a rituffarsi nel crimine, riprendendo il controllo del territorio. Per Di Martino, indicato come uno dei vertici dell’associazione, il pm ha invocato il massimo della pena prevista in questo contesto processuale: 20 anni di reclusione. Identica richiesta, 20 anni, è stata avanzata per il suo braccio destro Salvatore De Santis, 47 anni, detto “Buttafuori”, anch’egli di Teverola. La stessa condanna è stata sollecitata per Luigi Abategiovanni (50 anni, di Trentola Ducenta), Raffaele Di Tella (56 anni, di Carinaro, cognato di Aldo Picca), Cristian Pio Intelligenza (25 anni, di Aversa), Michele Vinciguerra (46 anni, di Aversa) e Antimo Ceparano (51 anni, di Casandrino).

La mappa delle condanne sollecitate – La lista delle richieste prosegue con pene severe per gli altri affiliati, delineando la gerarchia del gruppo. L’accusa ha chiesto 16 anni per Salvatore Muscariello (54 anni, di Aversa) e Antonio Zaccariello (31 anni, di Teverola). Una condanna a 15 anni è stata proposta per Raffaele Santoro (39 anni, di Trentola Ducenta), mentre 14 anni sono stati invocati per Giovanni Picca (42 anni, di Teverola, nipote del boss Aldo) e Fabio Della Volpe (25 anni, di Carinaro). Rischia 13 anni Carmine Sfoco (29 anni, di Aversa), mentre la richiesta si attesta a 12 anni e 6 mesi per Luigi Stellato (44 anni, di Teverola) e Antonio Rega (28 anni). Per il fratello di quest’ultimo, Angelo Rega (30 anni, di Teverola), e per Veronika Viatkina (38 anni, di Casaluce), la Dda ha chiesto 10 anni.

Collaboratori, gregari e il sistema criminale – Tra gli imputati figura anche Francesco De Chiara, 46 anni, di Aversa, l’unico ad aver intrapreso un percorso di collaborazione con la giustizia, per il quale sono stati chiesti 9 anni. Stessa pena richiesta per Carmine Di Tella (33 anni, di Carinaro) e Giuseppe Lama (46 anni, di Aversa). Pene inferiori, ma pur sempre significative, sono state invocate per gli altri coinvolti: 8 anni e 6 mesi per Marco Bosco (24 anni, di Orta di Atella); 8 anni ciascuno per Fabio Buffardo (40 anni, di Aversa) e Nicola Podda (29 anni, di Civitavecchia); 7 anni per Errico Della Gatta (47 anni, di Gricignano) e 5 anni e 6 mesi per Vincenzo Mottola (25 anni, di Lusciano). È stata invece stralciata la posizione di Antonio Zuppa, 42 anni, di Aversa, per il mancato deposito del contributo video, un passaggio tecnico che potrebbe preludere a un’uscita dal processo. Secondo l’accusa, il gruppo, operativo almeno dal 2021, imponeva il pizzo, gestiva slot-machine, servizi di vigilanza e onoranze funebri, forte di un traffico di droga e armi che consolidava l’intimidazione mafiosa sul territorio. La sentenza è attesa dopo le arringhe difensive, previste per metà dicembre.

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