Carabinieri uccisi in esplosione, lacrime e tricolori per l’ultimo saluto: “Hanno servito la patria con amore”

di Redazione

Un silenzio fitto e poi l’applauso: le tre bare avvolte nel tricolore hanno varcato l’ingresso della basilica di Santa Giustina a Padova mentre centinaia di uomini in uniforme e cittadini comuni rendevano l’ultimo onore a Valerio Daprà, Davide Bernardello e Marco Piffari, i carabinieri caduti nell’esplosione di Castel d’Azzano.

Le autorità – In prima fila il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, visibilmente commosso nell’abbraccio ai familiari prima dell’avvio del rito. Con lui il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, i ministri Antonio Tajani, Guido Crosetto, Matteo Salvini e Matteo Piantedosi, il governatore del Veneto Luca Zaia, la segretaria del Pd Elly Schlein, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Luciano Portolano e il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Salvatore Luongo.

La folla e gli onori – In migliaia, all’esterno, hanno seguito la messa dai maxi-schermi. All’arrivo dei feretri la piazza ha taciuto, poi la banda ha intonato la marcia funebre. In basilica erano presenti anche i 27 colleghi rimasti feriti nella deflagrazione.

L’omelia – «Duro, doloroso e umanamente incomprensibile è il drammatico evento che ha provocato la morte di Marco, Valerio e Davide, e il ferimento di tanti operatori in servizio per il bene comune», ha detto monsignor Gian Franco Saba, Ordinario militare per l’Italia. «A voi, cari familiari, l’abbraccio di tutti e la preghiera unanime». Poi l’invito: «La conversione diviene la strada per una riconciliazione sociale… per non trasformare l’umana convivenza in un “immenso mattatoio”», ha ricordato citando Hegel. «La vittoria sul male è anche l’amore di chi serve la patria, garantendo giustizia e bene comune. I nostri fratelli hanno seguito la via del servizio».

La strage – I tre militari sono morti nella notte di martedì 14 ottobre nell’esplosione di un casolare a Castel d’Azzano, in provincia di Verona, provocata – secondo quanto ricostruito – dai fratelli Ramponi, che non volevano lasciare la struttura e l’avevano saturata di gas. Dall’autopsia è emerso il decesso per trauma da schiacciamento.

Le indagini e le condizioni dei feriti – Restano stabili i tre feriti più gravi. Sul fronte giudiziario, nessun passo avanti: i due fratelli Ramponi, Dino e Franco, entrambi detenuti, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al gip del tribunale di Verona. Per la sorella, Luisa, ricoverata e intubata in terapia intensiva, è stata convalidata la misura dell’arresto.

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