‘Ndragheta, estorsioni e omicidio: 18 arresti contro la “Locale di Cirò”

di Redazione

Un risveglio spezzato dalle sirene e dalle irruzioni coordinate: all’alba di martedì 14 ottobre è scattato un blitz antimafia che ha colpito il “Locale” di Cirò e i suoi agganci, con 21 misure cautelari eseguite in più province—18 in carcere e 3 obblighi di dimora—per associazione mafiosa, omicidio, estorsione, turbata libertà degli incanti, danneggiamento, ricettazione e reati in materia di armi.

Le accuse – Secondo l’impianto accusatorio, le cosche radicate tra Cirò Marina, Strongoli e Cariati avrebbero imposto un controllo capillare sul territorio crotonese: estorsioni a imprenditori e commercianti, condizionamento degli appalti, violenze e intimidazioni per consolidare il dominio criminale, con aggravante del metodo mafioso.

L’omicidio Migrone – Tre dei 18 arrestati sono indiziati dell’omicidio dell’imprenditore Francesco Migrone, avvenuto il 9 aprile 2003. In manette Giuseppe Spagnolo (56 anni), Martino Cariati (45) e Franco Cosentino (51). Il movente, secondo gli inquirenti, sarebbe una vendetta collegata a presunte molestie che l’imprenditore avrebbe rivolto a uno degli arrestati.

Il contesto investigativo – L’inchiesta della dda di Catanzaro è la prosecuzione delle operazioni Stige e Ultimo Atto, che negli anni scorsi avevano già indebolito la consorteria di Cirò. Nonostante i colpi subiti, il sodalizio avrebbe mostrato capacità di riorganizzazione, sostenuta da veterani e nuove leve, anche grazie al sostegno di familiari di affiliati detenuti. Le indagini si fondano sulle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, oltre che su attività tecniche, intercettazioni e pedinamenti, e delineano una rete ancora attiva tra Crotone, Cirò, Strongoli e Cariati.

Appalti, aste e Pnrr – Documentata una lunga serie di estorsioni, tentate e consumate, ai danni di imprese impegnate in opere pubbliche, comprese lavorazioni finanziate con fondi del Pnrr. Nel mirino anche esercizi commerciali, stabilimenti balneari e ristoranti, i cui titolari, secondo l’accusa, sarebbero stati costretti a pagare il “pizzo” per lavorare. Emersi inoltre tentativi di controllo delle aste giudiziarie per escludere imprenditori non graditi, con danneggiamenti e intimidazioni verso chi si opponeva ai condizionamenti.

Ramificazioni al Nord – Diramazioni operative sono state riscontrate fino alla provincia di Bologna, dove sono stati notificati provvedimenti a soggetti ritenuti collegati logisticamente alle famiglie calabresi, tra attività di riciclaggio e supporto economico alle casse dei clan.

Il blitz – A operare i carabinieri del comando provinciale di Crotone, affiancati nella fase esecutiva dai comandi provinciali di Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Taranto e Bologna, dal Nucleo Cinofili, dall’8° Nucleo Elicotteri e dallo Squadrone Eliportato “Cacciatori” di Vibo Valentia, con reparti speciali e unità aeree. Provvedimenti e perquisizioni hanno interessato le province di Crotone, Taranto e Bologna e diversi istituti penitenziari: le case circondariali di Agrigento, Prato, Secondigliano (Napoli) e Ancona e gli istituti di reclusione di San Gimignano (Siena) e Saluzzo (Cuneo). In campo oltre 150 militari, con irruzioni simultanee tra Cirò Marina, Strongoli, Cariati e gli hub logistici individuati dagli investigatori.

I provvedimenti – Le misure cautelari sono state firmate dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro su richiesta della procura distrettuale antimafia. Alcuni destinatari, già detenuti per altri reati, sono stati raggiunti in carcere da nuovi capi d’accusa per omicidio e associazione mafiosa. IN ALTO IL VIDEO

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
Whatsapp
Redazione
Condividi con un amico