Aversa, Giuliano scrive al sindaco: “Sfrattare Il Dono vuol dire sfrattare la cultura”

di Redazione

Aversa (Caserta) – Un atto di revoca immediata dello sfratto della libreria sociale “Il Dono” e la proposta di conferire al suo animatore, il professore Fortunato Allegro, il titolo di cittadino benemerito. È la richiesta contenuta nella lettera firmata da Pasquale Giuliano, già senatore della Repubblica, e indirizzata al sindaco Francesco Matacena, in cui lo sfratto viene definito «miope, burocratico» e «profondamente violento nella sostanza», in palese contraddizione con l’ambizione cittadina a candidarsi a “Capitale della Cultura”. Riceviamo e pubblichiamo:

Egregio Sindaco, caro Franco,

lo sfratto della libreria sociale “Il Dono”, spazio vivo di pensiero critico e di fermento culturale, è un atto che tradisce non solo un luogo, ma un’intera idea di Comunità. È un provvedimento miope, burocratico (e, se mi consenti la notazione, forse anche tecnicamente errato) nella forma ma profondamente violento nella sostanza, che colpisce uno degli ultimi avamposti di resistenza culturale reale: quella che non si vende nei centri commerciali, che non fa marketing ma educazione, che non specula ma semina.

 

Per anni, grazie all’impegno instancabile e generoso del professore Fortunato Allegro, “Il Dono” ha rappresentato molto più di una libreria: è stata palestra di cittadinanza, laboratorio di coscienza critica, rifugio di bellezza. In un tempo in cui il sapere è mercificato e l’accesso alla cultura sempre più elitario, la libreria ha garantito a tutti uno spazio gratuito, libero, inclusivo. E adesso la si chiude, senza alcuna visione, come si rimuove un ostacolo o un “oggetto “ingombrante”.

 

La città che ambisce a candidarsi a “Capitale della Cultura” non può, nello stesso tempo, esiliare chi quella cultura la crea, la custodisce, la diffonde, la tutela. È ipocrisia istituzionale, resa ancora più grave dalla patina di indifferenza con cui si tenta di far passare lo sfratto come un atto amministrativo “neutro”. Ma nulla è neutro quando si toglie spazio alla cultura per fare spazio al nulla.

 

Chi prende certe decisioni si illude che i luoghi siano sostituibili, che si possa spegnere una voce pensando che altre, più gestibili, ne possano prendere il posto. Ma ciò che “Il Dono” rappresenta non può essere rimpiazzato da nessuna vetrina patinata o da qualche evento calato dall’alto e gestibile in maniera “domestica”.

 

La cultura, come ben sai, non è intrattenimento, non è decoro, non è slogan: è radicamento, è conflitto, è costruzione paziente e collettiva. Ed è proprio questo che dà fastidio: una cultura che non si inginocchia.

 

Sfrattare “Il Dono”, luogo di pensiero, di incontro, di solidarietà, significa voltare le spalle a chi, controcorrente, ha costruito un’alternativa reale all’omologazione e al silenzio; e significa anche   ammettere che, in questa città non c’è posto per chi pensa fuori dal coro.

 

Ma in definitiva, egregio sindaco, riflettici anche da un punto di vista politico: è mai ammissibile che una città che sfratta la cultura possa poi ambire a candidarsi a capitale di essa?

 

Grato se ti adopererai per cancellare questa indegna decisione e maggiormente grato se proporrai il Professore Fortunato Allegro come “Cittadino benemerito”.

 

Grazie per quanto farai e un caro saluto,

Pasquale Giuliano

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