Napoli – Un monumento d’acqua per denunciare l’acqua malata. Nei cunicoli dell’acquedotto augusteo del Serino, nel rione Sanità, l’artista Rosaria Corcione trasforma la pietra in un monito: Tessuti umani è l’esposizione che interroga la nostra responsabilità sul fenomeno delle microplastiche in mare, usando materiali scelti per far emergere, senza sconti, il legame tra gesti quotidiani e ferite dell’ambiente.
Il sito – La mostra è allestita nel sito archeologico a cui si accede dal cortile di uno storico edificio della Sanità: aperto al pubblico dal 2015, da sette anni ha intrecciato la sua fruizione con la ricerca contemporanea, come illustrato da Pippo Pirozzi dell’associazione Aqua Augusta, realtà che gestisce l’acquedotto in rete con altre forze del territorio.
Il progetto – L’evento è promosso dal Comune di Napoli nell’ambito di Visioni Contemporanee, con la direzione artistica di Luisa Corcione e la cura di Valentina Rippa: un dispositivo culturale che fa del dialogo tra archeologia e linguaggi d’oggi la leva per leggere l’urgenza ecologica oltre la cronaca.
L’allestimento – In Tessuti umani la scelta delle materie diventa linguaggio: fibre, trame, innesti plastici che simulano epidermidi ferite, per riportare la questione dall’astratto al corpo. L’acquedotto, nato per distribuire acqua, ospita opere che ricordano quanto la rete naturale sia oggi contaminata anche da ciò che non vediamo. Una chiamata alla responsabilità collettiva, là dove la città conserva la sua memoria più antica. IN ALTO IL VIDEO