Proteste pro-Pal in tutta Italia. Governo valuta sanzioni a Israele e riconoscimento Palestina senza Hamas

di Redazione

Da nord a sud, le mobilitazioni pro Palestina hanno acceso le principali città italiane con presìdi, cortei e blocchi ferroviari in sostegno degli attivisti della Global Sumud Flotilla, fermati dalle forze israeliane. Stazioni presidiate, traffico in tilt e migliaia di persone in strada: a Roma atteso un nuovo corteo dal Colosseo con una partecipazione stimata in 10mila.

Napoli – Occupati i binari della stazione Centrale: traffico ferroviario in arrivo e in partenza interrotto, convogli fermi e rallentamenti a catena.

Roma – I manifestanti hanno raggiunto Termini e bloccato piazza dei Cinquecento e le vie adiacenti, poi il corteo ha sfilato per il centro. Nel pomeriggio partirà un nuovo serpentone dal Colosseo: previste 10mila presenze.

Milano – Dalla piazza della Scala alla stazione Cadorna: il corteo è entrato nello scalo mentre gli studenti della Statale hanno occupato l’ateneo, annunciando adesione allo sciopero generale di venerdì. Lo striscione di testa recita: “Blocchiamo tutto”.

Torino – Palazzo Nuovo, sede delle Facoltà umanistiche, occupato dai collettivi. Alcune centinaia di manifestanti sono entrati nella corsia in uscita della tangenziale Sud in direzione A6 e A21, muovendosi lungo la carreggiata e occupandola per intero. Un secondo spezzone in bici ha puntato alla tangenziale nord. Forti rallentamenti e città di fatto paralizzata.

Bologna – Collettivi universitari hanno bloccato diverse sedi dell’ateneo contro l’arresto degli equipaggi della Flotilla. Il corteo di studenti delle superiori e universitari è arrivato alla stazione con l’intenzione di bloccarla; i carabinieri in tenuta antisommossa li hanno respinti con alcune manganellate.

Tensioni a scuola a Roma – Nel cortile del liceo artistico Caravillani, in zona villa Pamphili e adiacente a un luogo di culto ebraico, durante la ricreazione un gruppo di studenti ha intonato slogan pro Palestina con un megafono. Sarebbe nato un diverbio con alcune persone uscite dal tempio: prima la discussione, poi spintoni. La polizia indaga; diverse persone identificate.

Bruxelles – Eurodeputati e dipendenti del Parlamento Ue hanno convocato una protesta alle ore 10.30 davanti alla sede, in solidarietà con gli attivisti arrestati, fra cui l’eurodeputata dem Annalisa Corrado e quella dei Verdi Benedetta Scuderi. “Libertà per la Flotilla, la solidarietà non è un crimine, l’Ue protegga gli attivisti” i principali messaggi, come annunciato dall’eurodeputato spagnolo dei Verdi Jaume Asens i Llodrà.

Sindacati e società civile – “Le piazze si infiammano per Gaza? Noi abbiamo scelto di non incendiare, ma di costruire un percorso che possa poggiare su basi concrete” afferma la leader Cisl Daniela Fumarola a Radio InBlu2000. “Abbiamo condannato questo massacro nella Striscia di Gaza” prosegue, ricordando la condanna del sindacato “della guerra in Ucraina” e “di tutte le guerre”. “Così come per Gaza, noi abbiamo condannato gli attacchi di Israele, abbiamo condannato Hamas”. La linea, spiega, è puntare su aiuti “attraverso istituzioni”: “Abbiamo scelto la Croce Rossa… stiamo continuando a raccogliere fondi da consegnare al più presto alla Croce Rossa, perché poi possa effettivamente consegnare e portare”.

Parlamento e governo – Con 182 voti a favore, 101 astenuti e nessun contrario, la Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza e Azione a sostegno dell’iniziativa di pace “messa in campo dagli Usa” per Gaza. Nel frattempo Hamas sta esaminando una proposta americana in 20 punti voluta da Donald Trump, chiedendo modifiche su disarmo, esilio della leadership e ritiro dell’esercito israeliano.

Tajani – “Il governo è pronto a valutare sanzioni commerciali contro Israele”. Sulle piazze: “È giusto manifestare e protestare ma le manifestazioni non devono mai degenerare perché non c’è nessuna giustificazione a distruggere le vetrine… Se devo scegliere tra i violenti e poliziotti scelgo i poliziotti… i figli di papà contro i figli del popolo”. E ancora: “La nostra risposta al dramma di Gaza sono i bambini, ormai quasi 200 che possono curarsi in Italia”. “Ieri sera arrivato primo gruppo di studenti palestinesi e ne arriveranno altri 100-150 nei prossimi giorni”. Sul riconoscimento dello Stato di Palestina: “Il popolo palestinese è passato attraverso stagioni molto dure che ne hanno cementato la coscienza nazionale. L’Italia sostiene fermamente il sogno di questo popolo di avere un proprio Stato… Il governo è pronto al riconoscimento dello Stato di Palestina se saranno soddisfatte alcune precondizioni irrinunciabili: il rilascio di tutti gli ostaggi, il disarmo di Hamas e la sua esclusione da ruoli politici e di governo”.

Meloni – “Mi dispiace che di fronte a un appello che avevamo fatto per votare unitariamente una mozione al piano di pace per la crisi mediorientale, mi pare che la gran parte dell’opposizione abbia fatto un’altra scelta… ricordo che il piano è sostenuto dai Paesi europei, dai Paesi arabi, dall’Anp, quindi rimane solo la sinistra italiana che evidentemente ha delle posizioni più radicali” afferma la premier Giorgia Meloni da Copenaghen. “Il popolo italiano ancora ieri veniva ringraziato dai palestinesi per il lavoro che sta facendo. Ricordo, per esempio, che ieri siamo stati la prima nazione ad aprire un corridoio per i ricercatori. Ricordo che siamo la nazione non islamica che ha evacuato più persone da Gaza per essere curate nei propri ospedali e siamo una delle prime nazioni al mondo per consegna di aiuti”.

Gli impegni della maggioranza – Due le risoluzioni predisposte: una sulle condizioni per il riconoscimento dello Stato palestinese, l’altra centrata sul “piano di pace di Trump”. Il testo: “Premesso che l’amministrazione degli Usa ha predisposto un piano di pace per il Vicino Oriente che ha trovato il consenso di molti Paesi Arabi, di Israele, dell’Autorità Nazionale Palestinese e della maggior parte delle nazioni europee, impegna il governo a compiere ogni attività utile a sostenere e favorire l’iniziativa di pace messa in campo dagli Usa, che oggi costituisce l’unica prospettiva realistica per porre fine a un conflitto sanguinoso”.

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