“Ormai in tutte le regioni d’Italia è suonata la prima campanella dell’anno scolastico. Anche stavolta, ci si dovrà destreggiare con cambiamenti e mini-riforme che si smentiscono l’un l’altra senza apportare modifiche sostanziali a un impianto educativo al palo ormai da anni. Soprattutto, anche quest’anno il gioco è considerato marginale come strumento educativo”. Queste le parole – proprio nelle ore in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella apre l’anno scolastico a Napoli – di Stefano De Carolis di Prossedi, direttore operativo della casa editrice partenopea Giochi Uniti, che da tempo chiede che il gioco da tavolo, di cui è profondo conoscitore, si emancipi dalla sua dimensione totalmente ludica nell’immaginario collettivo per essere applicata nell’educazione delle future generazioni.
Gli fa eco Gabriele Mari, educatore ludico: “Nelle scuole italiane c’è ancora troppo poco gioco strutturato. Purtroppo, i pregiudizi che il gioco sia solo per bambini e che sia sostanzialmente una perdita di tempo che toglie ore alle altre materie sono ancora molto radicati”. “Gli insegnanti – sostiene Mari – devono toccare con mano le potenzialità che un approccio ludico può offrire loro: il gioco non solo è uno strumento che può accrescere la motivazione e il coinvolgimento nell’apprendimento degli studenti, ma è anche un facilitatore di relazioni che può migliorare sensibilmente il clima di classe, creando condizioni di civile convivenza e di reciproco rispetto che purtroppo a volte mancano, minando alla base qualsiasi approccio didattico”. “Per questo nuovo anno scolastico mi auguro di veder nascere sempre più ludoteche scolastiche a fianco delle già ben fornite biblioteche d’istituto e di vedere sempre più corsi di formazione per insegnanti sull’utilizzo del gioco strutturato in contesti educativi”, si augura Mari.
Le dichiarazioni arrivano a margine del Premio Archimede 2025, che a Venezia elegge il gioco inedito dell’anno. Stefano De Carolis ha preso parte all’evento come giurato, tra produttori ed esperti di tutto il mondo. “Dal confronto con altre realtà, specialmente tedesche e nord europee – continua De Carolis – è evidente che la percezione del gioco in Italia è diversa da quello che accade all’estero. Così come è avvenuto tempo fa con la cultura pop, è necessario uno sforzo importante da parte di tutti gli stakeholder per far sì che si inverta la rotta. L’Italia è uno dei Paesi leader per quanto riguarda il gioco da tavolo, abbiamo creatori e illustratori che tutto il mondo ci invidia, e tale blasone non è corrisposto da un mercato ancora timido”. “Questa è la dimostrazione di un bias nei confronti del gioco che richiede uno sforzo congiunto per far sì che i board game diventino un motore di crescita per l’intero sistema Paese”, chiude De Carolis.