Napoli, assolti 23 agenti di Polizia Penitenziaria accusati di condotte fraudolente

di Redazione

Napoli – Il giudice monocratico del Tribunale di Napoli, D’Ambrosio, della undicesima sezione penale, ha pronunciato oggi sentenza di assoluzione “perché il fatto non sussiste”, nei confronti di tutti gli imputati coinvolti in un procedimento penale avviato molti anni fa contro numerosi agenti di polizia penitenziaria.

Il collegio difensivo – Tra i legali impegnati nella difesa figurano gli avvocati Francesco Ianniello, Giuseppe Tuccillo, Alessandro Caputo del foro di Napoli Nord e Giovanni Cantelli del foro di Napoli Nord, che hanno assistito numerosi imputati nel corso dell’intero processo.

Gli imputati assolti – La decisione riguarda 23 agenti di polizia penitenziaria residenti nelle province di Napoli e Caserta e, all’epoca dei fatti, in servizio presso il centro penitenziario di Napoli Secondigliano. Si tratta di: P.A. di Napoli, I.A. di Marcianise, F.D. di Napoli, U.F.P. di Aversa, P.R. di Orta di Atella, P.G. di Teverola, L.L. di Trentola Ducenta, M.P. di Napoli, M.G., V.S. di Cardito, D’A.L., L.P.L., D.R.A., M.G. di Quarto, G.P. di Trentola Ducenta, B.B. di Marcianise, O.A., G.G. di Marcianise, A.G. di Curti, P.G. di Acerra, D.T.M. di Aversa, G.A. di Avellino e R.G. di Napoli. Il Tribunale ha sancito l’insussistenza dei fatti contestati e l’innocenza di tutti i soggetti coinvolti.

Le accuse – Agli imputati era contestato di aver commesso, nel periodo compreso tra il 2 gennaio 2010 e il 26 maggio 2010, nonché dal 12 dicembre 2011 al 29 dicembre 2011, una serie di condotte fraudolente nell’ambito dello svolgimento dei servizi di traduzione dei detenuti. Secondo la ricostruzione accusatoria, gli agenti avrebbero attestato falsamente nei fogli di viaggio relativi ai servizi di traduzione dati non corrispondenti al vero riguardanti gli orari di inizio e fine missioni. Inoltre, l’accusa sosteneva che gli imputati si fossero procurati ed avessero allegato, in concorso con titolari e/o cassieri di ristoranti non compiutamente individuati, ricevute fiscali emesse a fronte di pasti non effettivamente consumati, con l’obiettivo di ottenere indebiti rimborsi. Un comportamento che, secondo la pubblica accusa, avrebbe determinato un ingiusto profitto per gli imputati e un corrispondente danno per l’amministrazione penitenziaria, configurando un sistema fraudolento e truffaldino nell’ambito dei servizi di traduzione dei detenuti.

Il dispositivo di assoluzione – Nel corso della discussione finale, l’accusa aveva formulato richieste di assoluzione per alcuni imputati e di condanna per altri. La sentenza emessa oggi ha invece assolto tutti gli agenti, ponendo termine a una vicenda giudiziaria protrattasi per moltissimi anni. Gli imputati avevano rinunciato alla prescrizione, già da tempo maturata, scegliendo di difendersi fino in fondo attraverso una lunga, articolata e complessa istruttoria dibattimentale.

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