Condannato a oltre cinque anni di reclusione per tentata estorsione e tentata rapina aggravate dal metodo mafioso, è finito in carcere Ivo Capone, 55 anni, originario di San Cipriano d’Aversa e ritenuto affiliato alla fazione Schiavone del clan dei Casalesi.
L’arresto è stato eseguito nei giorni scorsi dalla Polizia di Stato, al termine di accertamenti condotti dalla Squadra Mobile di Caserta. Le indagini hanno fatto emergere il ruolo di Capone in una rete di pressioni e intimidazioni che, nel 2009, si è spinta fino al controllo delle feste di piazza e delle esibizioni musicali.
In particolare, l’uomo, insieme ad altri sodali, imponeva agli organizzatori locali e alle emittenti televisive la presenza di determinati cantanti neomelodici graditi al clan, tra cui anche la compagna di uno dei boss. Solo una parte dei compensi spettava agli artisti: il resto serviva ad alimentare le casse del clan o a sostenere economicamente affiliati detenuti.
L’attività estorsiva si estendeva anche ai commercianti dell’agro aversano, ai quali veniva imposto il pagamento del cosiddetto “pizzo”. In alcuni casi, le vittime venivano costrette ad acquistare gadget pubblicitari – calendari, penne, accendini e agende – a prezzi spropositati rispetto al valore reale, un meccanismo usato per mascherare le estorsioni. Capone è stato condotto nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, dove sconterà la pena residua.