Napoli, Giuseppe Zeno interpreta Giordano Bruno in “Le ultime ore”

di Redazione

Napoli – Una cella buia del carcere romano di Tor di Nona, una notte che precede l’alba dell’esecuzione e un dialogo feroce, teso, tragico. È il cuore pulsante dello spettacolo Le ultime ore, atto unico scritto e diretto da Stefano Reali, andato in scena al Teatro Trianon di Napoli nell’ambito del Campania Teatro Festival.

Un duello verbale che affonda le radici nel crocevia tra fede e ragione, tra il potere della Chiesa e la forza del pensiero eretico. Sotto i riflettori, due protagonisti d’eccezione: Giuseppe Zeno, nei panni del filosofo nolano Giordano Bruno, e Stefano Messina, che interpreta il cardinale Roberto Bellarmino, inquisitore del Vaticano. Reali mette in scena un confronto denso di tensione intellettuale e dramma esistenziale, ispirandosi alle più recenti indagini storiche che hanno rivisitato criticamente la narrazione consolidata della vicenda.

La trama, scandita da un dialogo serrato e senza sconti, si concentra sulle ore che precedono il rogo in Campo de’ Fiori, quando Bellarmino tenta un’estrema mediazione: convincere Bruno ad abiurare, a rinunciare pubblicamente alle sue idee, per salvarsi la vita. Un’offerta che mette a nudo le contraddizioni di entrambi i personaggi: da un lato l’uomo di fede che, dietro il ruolo inquisitorio, cela dubbi e paure; dall’altro l’eretico che difende la sua visione dell’universo e della libertà fino all’estremo sacrificio, forse spinto anche dal desiderio di trasformarsi in simbolo eterno.

Ma chi è davvero prigioniero in quella cella? Il filosofo condannato a morire o l’inquisitore incatenato al dogma? Le ultime ore non offre una risposta netta, bensì spalanca un varco alla riflessione. L’effetto è quello di un affresco teatrale che supera la mera ricostruzione storica e interroga lo spettatore sul senso della libertà, sulla responsabilità del potere e sul prezzo che si è disposti a pagare per affermare la propria verità.

Con uno stile essenziale e una regia che punta sull’intensità recitativa, lo spettacolo ha saputo restituire la potenza di uno degli scontri più emblematici della storia della filosofia e della Chiesa. Non come celebrazione di un martire, ma come invito alla complessità, alla ricerca, al dubbio. IN ALTO IL VIDEO 

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