Chiusura dei punti nascita nel Casertano, l’allarme di Nadia Marra: “La natalità non è un problema solo delle donne”

di Redazione

Un duro colpo alla sanità pubblica in Campania e, in particolare, alla provincia di Caserta. La chiusura dei punti nascita negli ospedali di Sessa Aurunca e Piedimonte Matese rappresenta, secondo l’architetto Nadia Marra, responsabile per la Campania per la Rete per la Parità, un segnale allarmante che va ben oltre una semplice riorganizzazione dei servizi sanitari.

“Si chiuderanno dove si sono registrate meno di 500 nuove nascite all’anno – spiega Marra – e per le donne si dovrà andare a partorire a chilometri di distanza o in cliniche private”. Un cambiamento che impatta direttamente sulla vita delle donne e delle famiglie di quelle aree del Casertano, costrette a spostarsi in strutture lontane per poter affrontare uno dei momenti più delicati della vita: la nascita di un figlio.

Ma per Marra il punto è ancora più profondo: “Il calo demografico da un lato, per emigrazione, e l’assenza di condizioni adeguate che mettano le donne nelle condizioni di poter decidere di essere madre, e gestire la maternità, è ormai una questione di enorme gravità per i nostri territori della provincia di Caserta”.

Una riflessione che tocca il cuore delle dinamiche sociali ed economiche del territorio: la denatalità come effetto, ma anche come causa, di un sistema che non supporta a sufficienza il ruolo delle donne e non valorizza la genitorialità. Il risultato? Una spirale discendente, dove a pagare il prezzo sono le aree interne e le comunità più fragili. “Attenzione, però, – avverte Marra – perché il fatto che ci siano pochi nati in provincia non è un problema solo delle donne, ma della società casertana tutta”.

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